SPECIALE CYBERPUNK/MEMORIE SINTETICHE
Assalto alla mente
La scienza e la tecnologia interagiscono continuamente con l’uomo e la società, non solo in quanto curano l’essere umano e modificano la sua quotidianità, ma anche perché assumono talvolta una funzione di influenza e di controllo, integrando o sostituendo alcune istituzioni, come quelle giudiziarie e poliziesche.
Tutte questioni affrontate in un’ottica spesso critica e pessimista da molti film fantascientifici, tra cui L’uomo terminale di Mike Hodges. Tratta da un romanzo di Michael Crichton, la pellicola vede come protagonista un uomo affetto da periodiche crisi nervose che lo portano a commettere atti violenti per i quali è in stato d’arresto. Il personaggio si sottoporrà a una sperimentale operazione al cervello intenta a calmarlo nei momenti più critici. Il risultato sarà però l’opposto: il paziente diventerà, infatti, una sorta di macchina per uccidere. L’interesse del cineasta per la centralità della scienza e della tecnica non si riscontra solo nella vicenda raccontata, ma anche dalla particolare e meticolosa attenzione che dedica alle procedure mediche e ai loro effetti, come conferma la lunga sequenza dell’intervento chirurgico, in cui l’autore si sofferma in modo volutamente lento e disteso su ogni singola fase del procedimento, da quella preparatoria a quella operativa. Per sottolineare ulteriormente tali aspetti, Hodges adotta uno stile di regia freddo, distante e analitico, in cui tutto è calcolato, a cominciare dai cromatismi, i quali assumono anche una valenza simbolica. Infatti, il colore prevalente della pellicola è il bianco, che rappresenta l’istituzione ospedaliera, proprio il luogo in cui la scienza e la medicina risultano dominanti. Nell’opera, però, tali discipline non sono solo centrali, ma addirittura invasive, in quanto mirano a guidare, controllare e trasformare l’essere umano, a partire dalla sua mente. Se l’incontro-scontro tra dottori e forze dell’ordine rappresenta la continua dialettica tra scienza e potere, sia la sequenza del test psicologico sia quella dell’omicidio mostrano gli effetti di una tecnologia eccessivamente influente: in questi episodi risulta lampante che sono proprio le scosse elettriche a provocare determinate reazioni ed emozioni al protagonista. Tutto in un film molto ricco di spunti tematici e idee linguistiche, che unisce thriller e fantascienza per trasmettere una visione pessimista sull’umanità e un certo uso della ricerca scientifica. In tale prospettiva, non sono certamente casuali gli omaggi a Hitchcock, all’espressionismo tedesco e al Sci-Fi anni ’50 Assalto alla Terra.
L’uomo terminale [The Terminal Man, USA 1974] REGIA Mike Hodges.
CAST George Segal, Jill Clayburgh, Joan Hackett, Richard Dysart, Donald Moffat, Michael C. Gwynne.
SCENEGGIATURA Mike Hodges. FOTOGRAFIA Richard H. Kline. MUSICHE Dan Wallin.
Fantascienza, durata 107 minuti.