Che cosa differenzia un evento unico da vivere in diretta e un evento mediale ripetibile? Facile: nel primo caso se te lo perdi sei fregato e nel secondo puoi sempre recuperarlo. Ma la verità non è così semplice. Facciamo alcuni esempi. È abbastanza ovvio che se io il 13 luglio prossimo non vedrò la finale dei mondiali in diretta potrò esclusivamente ambire a due spiegazioni: non me ne importa nulla del calcio oppure sarò stato così stupido da perderlo.
In questo secondo caso, il 14 luglio verrò tagliato fuori da molti discorsi, a meno di addurre una giustificazione davvero sorprendente (“ero a cena con Christina Hendricks” potrebbe funzionare). Ma è meno ovvio che se non seguo un evento mediale prolungato e importante io sia giustificato e possa recuperarlo con calma.
Questo apartheid lo stanno vivendo, per esempio, tutti coloro che come il sottoscritto non hanno ancora visto True Detective. Provate a dire all’interlocutore mesmerizzato dalla prima stagione della serie che, sì, lo vedrete ma c’è tempo, non era mica una diretta, e dunque non siete ancora tagliati fuori da nulla. La pressione si farà intensa, il capannello dei true-detectivizzati tenderà a escludervi, gli amici più geek enfatizzeranno le loro ricerche sui siti americani per avere notizie sulla seconda stagione, e tra loro citeranno anche il già celebre piano-sequenza dell’episodio Who Goes There dandosi manate sulle spalle per la soddisfazione, e così via.
Difficile poi fingere di averlo visto. Da ragazzino – doveva essere il 1984 o giù di lì – finsi di aver visto Suspiria in TV la sera prima, come tutti i miei compagni di classe. E invece mia mamma me lo aveva impedito. Sfortuna volle che uno di loro mi chiedesse come finiva, visto che il suo televisore si era spento a causa di un blackout. Non seppi che dire, facendo una figuraccia. Da allora non mento più su quel che ho visto oppure no. Ma anche solamente dare la sensazione di pigrizia per non aver ancora scaricato True Detective attira disdoro culturale.
E allora – tornando a discorsi generali – il problema oggi è che di cose “imperdibili” secondo gli appassionati ce ne sono molte, nel mondo dell’audiovisivo. Un tempo eri a posto con alcuni grandi film, il calcio, Sanremo, e poco altro. E, da umanista erudito, seguendo il cinema d’autore e la letteratura francese facevi già una bella figura. Ora, anche a causa delle sacrosante acquisizioni dell’estetica contemporanea, sono crollati tutti i muri, e a far la figura del conservatore o del matusalemme ci si mette pochissimo. Troveremo sempre uno che scavalca a sinistra: “Come, vedi le serie tv e non gli show sul makeover? Poveraccio…”, “Vuoi dirmi che ti piace Apichatpong Weerasethakul? Ma vediti piuttosto Pen-ek Ratanaruang, che se la tira di meno ed è bravo uguale…”, “Cioè, non sei mai venuto al festival di Telluride? E i festival li studi pure…”, “Non vorrai accontentarti di The Pills? Sul web c’è di tutto, caro mio, muoviti e cerca in giro…”, “Vatti subito a vedere inedito in DVD I Spit on Your Grave 2, molto meglio del primo che hai citato ieri…”.
Si perdoni lo spirito un po’ vacanziero e pasquale di queste righe. Ma si sappia che, con qualche gentilezza in più da parte degli interlocutori, i dialoghi sopracitati si sono tutti svolti realmente.