Ossessioni
Non manca mai all’interno del programma del Future Film Festival un momento dedicato ai maestri del passato. La sezione “Archeologia del futuro” serve proprio a ricordare quelli che sono i pionieri di una visione avveniristica dell’animazione e dell’audiovisivo.
È Guido Manuli l’ospite di quest’anno: animatore, regista e storico collaboratore di Bruno Bozzetto e Maurizio Nichetti. Introdotto dal giornalista Mario Serenellini, Manuli ha esposto al pubblico l’intera sua carriera di cineasta, mostrando alcuni dei suoi più celebri lavori e presentando – in anteprima mondiale – l’ultimo suo cortometraggio I Love Hitchcock.
L’opera di Manuli è caratterizzata, anzitutto, da un’ironia semplice ed efficace, basata sulle ossessioni primigenie dell’uomo e sul costante rapporto con le icone della cultura contemporanea. Innamorato del cinema del passato, Manuli non manca di saccheggiarlo, destrutturarlo, riprenderlo in chiave postmoderna. È il suo rapporto, ambivalente, con i classici di Walt Disney a generare alcuni dei suoi lavori più interessanti. In Solo un bacio (1983) emerge una Biancaneve carica di un inedito erotismo, che porta lo stesso cineasta a trasformarsi letteralmente in cartone animato per poter fornicare (inutilmente) con lei. In Casting (1997), invece, si narra di ipotetici provini per le parti dello stesso Biancaneve e i sette nani, con conseguenti effetti esilaranti. Anche i tormenti dell’uomo della strada – esattamente come nel bozzettiano Sig. Rossi – vengono costantemente esposti e ridicolizzati. In Incubus (1985), ad esempio, il protagonista non riesce a districarsi da un incubo costante, che lo fa dubitare della realtà stessa. Dopo il più famoso Aida degli Alberi (2001) Guido Manuli, si imbarca in una serie di progetti, che, tuttavia, non trovano lo sbocco che meritano. Big Caesar, ad esempio, era l’idea di una storia animata – ispirata al classico Little Caesar – in cui un mafioso si reincarnava in un maiale. In Hu Man, invece, si narra di una società distopica in cui l’audience è al potere, mentre in I Love Trash, i due personaggi principali vivono in un immondezzaio. Questi tre progetti, realizzati con l’ausilio del 3D e del motion capture, sono purtroppo stati rifiutati. Con I Love Hitchcock, invece, ritorna l’innesto dell’animazione all’interno del film dal vero. In questo breve cortometraggio, uno scarafaggio si intrufola nelle scene madri dei capolavori hitchcockiani come Psycho, La finestra sul cortile e Intrigo internazionale.
Un cineasta, Manuli, che meglio di altri ha saputo rendere omaggio a quella fabbrica di sogni che è il cinema. Un cinema che, in fondo, non è così differente dall’esistenza, per cui, citando il suo +1 – 1 (1987):“La vita è un film, senza di noi è un altro film”.