Il volto dell’amore
Il francese Alain Ughetto racconta sentitamente, animando con efficacia pupazzi in plastilina, la sua storia d’amore con l’iraniana Yosseman, detta Jasmine. È un percorso a ritroso negli anni, nella memoria di ciò che resta di una relazione tormentata, resa più difficile dalle vicende storico-politiche che inevitabilmente ne condizionano l’evoluzione.
Infatti, Alain, che ha conosciuto Jasmine in Francia, quando lei studiava il teatro dell’assurdo, la raggiunge poi a Teheran proprio in quell’8 settembre 1978 ricordato come il “venerdì nero”, funestato da centinaia di morti. Alain e Jasmine consumano il loro amore chiusi in una stanza dell’appartamento che la ragazza ha affittato: la plastilina gialla e quella blu con cui Ughetto sceglie di rappresentarli si fondono indissolubilmente, nell’azzeccato stile allusivo e lirico che mescola la fantasia alla realtà, per sintetizzare gli eventi reali, come nelle sequenze dei due amanti che volano nel cielo, sulle ali dell’amore. Solo alcuni giorni dopo, i due innamorati scendono per le strade della città, svuotate dal coprifuoco. Filmati di repertorio mostrano uomini e donne marciare separati per chiedere il ritorno di Khomeini e cacciare lo scià Pahlavi. L’esercito è ovunque, a ogni sparo udito s’immagina la strada insanguinarsi. Con un’ammirevole attenzione all’utilizzo di suoni e musiche, nella stanza dove Ughetto, di cui spesso in soggettiva sono inquadrate solo le mani, modella i suoi pupazzi, il rumore del ventilatore sul soffitto simula quello degli elicotteri. Quella che a torto potremmo credere essere la vera voce di Alain e la voce della Jasmine personaggio, che legge le lettere appassionate scritte all’innamorato e da lui ripescate dopo decenni, fanno da raccordo tra i due diversi piani della narrazione: l’anno passato in Iran dai due, fino al ritorno in Francia di Ughetto, che abbandona i film d’animazione, quindi il passato, in genere, e il momento presente in cui, invece, proprio davanti ai nostri occhi, l’animatore dà vita e anima, con il suo tocco sapiente, alla materia inerte. Non si fa fatica, da spettatori, a passare da una dimensione all’altra ma, dopo quasi un intero film basato su personaggi minimalisti, stilizzati nei tratti, senza occhi né capelli, senza vestiti, emoziona davvero vedere sullo schermo del computer di Ughetto l’e-mail che una sconfortata Jasmine, ritrovata su Internet soltanto nel 2009 e dopo vari tentativi di ricontattarla, gli scrive, prima delle nuove elezioni in Iran. E nelle immagini del vecchio filmato rovinato con cui si chiude il film, speriamo, infine, di dare un volto reale ai protagonisti di questa storia universale.
Jasmine [id., Francia 2013] REGIA Alain Ughetto.
CAST (VOCI ORIGINALI) Jean-Pierre Darroussin, Fanzaneh Ramzi.
SCENEGGIATURA Jacques Reboud, Alain Ughetto. FOTOGRAFIA Alain Ughetto. MUSICHE Isabelle Courroy.
Animazione, durata 70 minuti.