Le panda origini
Anche senza aver visto il primo capitolo del panda combattente questo film è costantemente divertente ed efficace. Certo, alcuni riferimenti al precedente sono necessari e dovuti, ma magistralmente inseriti in un contesto ilare all’ennesima potenza, non annoiano né fanno sentire lo spettatore sprovvisto di precedente visione, in difetto.
Se il primo Kung Fu Panda è stato per la DreamWorks un ottimo colpo sferzato alla rivale Pixar, il secondo ribadisce il concetto di aver raggiunto la vetta con merito e accuratezza. La combinazione di diverse tecniche di animazione, per differenziare i tempi del racconto, donano al film un’estetica di perfetto movimento dove finalmente l’uso del digitale non infastidisce, anzi il potenziale tecnologico raggiunge livelli qualitativamente elevati. La regia di Jennifer Yuh, promossa dal primo capitolo, è ben presente: ricorda allo spettatore che anche un film di animazione va diretto e i movimenti di macchina che enfatizzano il racconto lo ribadiscono fortemente. Tutto questo assieme alla simpatia dei personaggi perfettamente costruiti e alle gag memorabili dà origine uno spassoso film per adulti e bambini; i più piccoli apprezzano le risate e la storia (con tanto di morale e lieto fine) i più grandi, forse, apprezzano anche la costruzione estetica del racconto, la sceneggiatura delicata e ricercata – realizzata con il sostegno di Charlie Kaufman.
E, visto che non c’è due senza tre, l’ultima scena anticipa un prossimo capitolo della saga in “bianco e nero” che ha come protagonista il nostro Po; dopo le origini nel panda dedito al Kung Fu, e dopo aver scoperto come mai è figlio di un’oca, forse nel terzo vedremo un ricongiungimento familiare in “stile moderno”.