Un triangolo banale e niente più…
D’estate su Rai 2 di film come questo ne facevano a bizzeffe: una donna perde la testa per un uomo già sposato e fa di tutto per averlo. L’altra madre (2013), il film di Doug Campbell, racconta in realtà solo questo e niente più.
Se infatti l’intento del regista è quello di narrare la vicenda di Jacob e Allison Kelly, che tentano di diventare genitori – dopo il cancro della donna che le ha reso impossibile rimanere incinta –, affidandosi ad una madre surrogata, in realtà ciò che resta è pochissimo. Della malattia della donna nulla si dice, a parte che c’è stata e per fortuna è stata sconfitta, del dolore di lei poco si racconta – o meglio non si va a fondo –, tutto si concentra sul chiodo fisso di Kate, una donna dalla storia difficile, che si innamora perdutamente di Jacob, scrittore famoso, belloccio e gentile, docente nel college dove lei fa l’assistente amministrativa. Kate, novella e “sgangherata” protagonista alla Attrazione fatale, fa di tutto per farsi strada, entrare e prendere posto nella vita dell’uomo; cosa c’è di meglio di donare il proprio ventre per avvicinarsi a lui? L’altra madre non coinvolge, non conquista e non attrae. Il problema più grande sono i protagonisti, figurette piatte e senza introspezione. C’è Jacob/Mathinson, “pomo della discordia”, privo di spessore, di profondità e d’azione, trapassato dagli avvenimenti, incapace com’è di fare qualcosa e quando la fa è goffo, sopravvive trascinandosi tra la sua avvenenza e la sua bravura, tra una donna e l’altra, ago della bilancia in questo stupido ménage à trois trito e ritrito. Allison/Wersching rientra perfettamente nel clichè della moglie borghese, che lavora, si prenda cura della casa, nel tentativo di placare il vuoto: il figlio, che tanto vuole, poco importa come; ma nessun approfondimento su di lei, non si indaga il dramma. Poi c’è Kate/Scott , bisognosa di un’ossessione a cui aggrapparsi, ma ridicola nei suoi sogni a occhi aperti – l’amplesso sulla cattedra, mentre il ginecologo le sta attuando l’inseminazione, immagina, in un gioco di sovrapposizioni, “fra le sue gambe” non il dottore ma Jacob – e “ingenuo” personaggio nei suoi piani, onestamente poco diabolici, perché prevedibile fin dall’inizio. Ecco, il secondo limite del film sta proprio qui, è la Storia: tutto è talmente tanto scontato da apparire quasi noioso, senza nulla da raccontare e da nascondere perché ciò che c’è da sapere o è proprio davanti ai nostri occhi o sta per accadere. Tutto è sciocco senza volerlo essere, uomini e donne ne escono triturati dalla loro stessa banalità. Se avete una serata libera e intendete guardare un film, non scegliete L’altra madre.
L’altra madre [The Surrogate, USA 2013] REGIA Doug Campbell.
CAST Cameron Mathinson, Annie Wersching, Amy Scott.
SCENEGGIATURA Doug Campbell, Barbara Kymlicka, Ken Sanders. FOTOGRAFIA Robert Ballo. MUSICHE Michael Burns, Steve Gurevitch.
Drammatico, durata 90 minuti.