“Play one wrong note and you die”
Carrellate circolari di macchina, trasparenze ottiche di una fotografia che alterna neri e rossi accesi, volti riflessi sulle traslucide superfici della scena. Nell’accorto esercizio stilistico di Eugenio Mira, compostezza di forma e citazionismo manifesto svelano il meccanismo della suspense hitchcockiana in uno scoperto e compiaciuto omaggio.
Il talentuoso pianista Tom Selznick si ritira dalle scene dopo il fallimento nell’esecuzione della Cinquette, l’opera impossibile del suo mentore Patrick Godureaux ma, dopo cinque anni lontano dai riflettori, calca nuovamente la scena per celebrare il maestro da poco scomparso. Le dita veloci del musicista battono convulse sui tasti dell’Imperial Bösendorfer e, dal Secondo movimento per pianoforte no.4 di Yeranosian, dovranno passare alla sonata preferita di Godureaux, La Tempesta di Beethoven. Quest’ultima non sarà eseguita perché Tom scopre di essere minacciato insieme alla moglie da un cecchino che scruta ogni loro movimento. Alla Sonata no.17 Selznick è costretto a preferire la Cinquette per potersi salvare la vita e per aiutare Emma, sotto la mira del tiratore per tutta la serata. A partire dalla studiata messa in scena e dal ricorso insistito al piano sequenza depalmiano, il regista e compositore spagnolo orchestra un thriller psicologico ad alta tensione sfruttando una ricerca stilistica ed espressiva giocata sui continui cambi di ritmo, pur rimanendo all’interno del medesimo registro compositivo. Ne esce fuori un posticcio amalgama, fruibile surrogato al cui interno si circoscrivono le regole dei maestri: suspense mimetica che mira al coinvolgimento sensoriale dello spettatore, piani sequenza in cui si moltiplicano luci, ombre e riflessi del profilmico, limite metaforico del sipario a confine tra finzione teatrale e realtà. L’intero film è una lunga dilatazione della scena alla Royal Albert Hall in L’uomo che sapeva troppo con variazione sul tema, in cui l’hitchcockiana “paura in palcoscenico”, divenuta sin da subito paranoia delirante, si riverbera sulle superfici degli elementi scenici: gli occhi sgranati di Elijah Wood specchiati sul pianoforte, il volto del sicario impresso sulla lama del coltello, gli sdoppiamenti del protagonista nelle trasparenze fotografiche di Unax Mendía. Senza alcuna velleità autoriale Mira gioca con lo spettatore, tra citazionismo colto e accorgimenti manieristici, confezionando un prodotto ruffiano e ammiccante, eccessivamente semplificato nell’intreccio e fin troppo stilizzato, ma fare cinema vuol dire anche conoscerne stili e sintassi pregresse e riportarli in auge con la consapevolezza che estro creativo e sperimentazione sono ben altra cosa.
Il ricatto [Grand Piano, Spagna 2013] REGIA Eugenio Mira.
CAST Elijah Wood, John Cusack, Kerry Bishé, Tasmin Egerton, Allen Leech.
SCENEGGIATURA Damien Chazelle. FOTOGRAFIA Unax Mendía. MUSICHE Victor Reyes.
Thriller, durata 90 minuti.