Una città di fantasmi
Foschia, gabbiani che preannunciano l’Oceano, una città adagiata su un fiume. Il Fantasporto, festival dedicato al cinema fantastico, fantascientifico e dell’orrore, trova nella decadente Porto la sua dimensione ideale. Giunto alla 34esima edizione, il Festival internazionale del Cinema di Porto ha premiato in passato film come Scanners di David Cronenberg (1983), Seven di David Fincher (1996) e Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro (2007).
Quest’anno il premio è stato conferito a Hiroyuki Tanaka con Miss Zombie, film di genere con dialoghi ridotti all’osso che, partendo da una pandemia di zombie, affronta la condizione della donna nel Giappone odierno. Si è visto un po’ di tutto, compresi film dignitosamente “fracassoni”, da ecatombi di Yakuza in Why Don’t You Play in Hell? di Sion Sono, già presentato a Venezia, a un inserviente che nascosto nei bagni delle signore finisce assediato da una mandria di zombie (Stalled dell’inglese Christian James… almeno il trailer, da vedere!). Tra le varie proposte, segnaliamo Cold Comes the Night di Tze Chun, thriller a basso costo che si atteggia a neo-noir alla Coen. Nella provincia degli Stati Uniti Chloe è una giovane vedova che gestisce un motel tra mille fatiche. In particolare rischia di perdere l’unica figlia, sottratta dai servizi sociali. Quando suona alla sua porta Topo, un criminale (lo scopriremo più tardi) con gravi problemi alla vista, accompagnato dal nipote John e da una sacca piena di soldi, la sua vita prende l’ennesima brutta piega. Se non fosse per la cecità di Topo, diremmo che il film si risolve soprattutto in un serrato confronto a quattr’occhi tra i due. Azzeccati i principali turning point richiesti dal genere, centrata la carneficina finale con vista su un “futuro migliore”, appuntata la dicitura “un nuovo Fargo” su qualche promo, ecco raggiunta la meta. Poi ci si volta indietro, si ricontano i passi e il film delle occasioni mancate prende forma. In Cold Comes the Night non c’è nulla di sbagliato, almeno a livello superficiale, e come “consumatori” di cinema, poiché se non si viene sorpresi almeno si è rassicurati dalla presenza di canoni, modelli di riferimento e dall’eccitazione da citazione, lo accettiamo. Perché no, Alice Eve è così brava? Ma la bionda Chloe è chiaramente sul pezzo quanto il personaggio interpretato da Bryan Cranston (passato, dopo anni a cucinare metanfetamine, a occhialoni e accento polacco con raucedine), che rappresenta la metà sfocata di un film che sta in un limbo tra un cinema che già conosciamo e quello che vorremmo vedere. Buttati nel mucchio i frutti migliori di una creatività a briglia sciolta, gettata al vento la possibilità di approfondire il personaggio del “cattivo”, dal passato talmente oscuro da essere rimasto appeso alla penna degli sceneggiatori, perso l’effetto sorpresa con una chiusura che sentenzia il preventivabile, rimane il solito, arcinota provincia americana compresa (quella che sta più o meno lì, tra l’Atlantico e i Grandi Laghi…). Per tornare a fantasticare, bisognava uscire e perdersi lungo le rive del Douro.
Cold Comes the Night [Id., USA 2013] REGIA Tze Chun.
CAST Alice Eve, Bryan Cranston, Logan Marshall-Green, Ursula Parker, Erin Cummings.
SCENEGGIATURA Oz Perkins, Nick Simon, Tze Chun. FOTOGRAFIA Noah Rosenthal. MUSICHE Jeff Grace.
Thriller, durata 90 minuti.