L’onore e la lealtà
Dopo lunghi anni di produzione, arriva finalmente sugli schermi italiani l’ultimo film con Keanu Reeves, 47 Ronin, che si ispira liberamente alla vicenda giapponese dei 47 Gishi (uomini retti).
Forse è meglio fare una breve premessa storica: dai primi decenni del 1600 in Giappone si insedia un governo feudale al cui capo si trova lo Shogun. Questi controlla diversi Daimyo, feudatari terrieri che hanno al loro servizio un ristretto esercito di Samurai, fedeli al loro signore secondo i precetti del Bushido, di cui onore e lealtà sono i capisaldi. In questo contesto si inserisce la storia di 47 samurai, il cui daimyo viene costretto a commettere “seppuku” (suicidio) per riparare ad una mancanza di rispetto nei confronti del maestro di protocollo. Poiché però il loro signore era stato provocato a sua volta da un’onta d’onore, essi considerano d’obbligo vendicarlo, portando loro stessi a dover poi commettere seppuku per terminare la catena di disequilibrio e di ingiustizie. Nel film diretto da Carl Rinsch e con i costumi di Penny Rose (Pirati dei Caraibi, The Lone Ranger), la vicenda viene leggermente trasformata in qualcosa di più appetibile per la cultura occidentale, più comprensibile per chi del Giappone conosce poco o nulla, e quindi più fruttifero anche al botteghino. Vengono infatti introdotti nella vicenda una figura femminile, la figlia del daimyo, che è la causa dell’onta del padre nei confronti del suo ospite, ed il personaggio di Keanu Reeves, Kai, un mezzo-sangue inglo-giapponese che è in grado di percepire il mondo degli spiriti e che vive ai limiti del villaggio, collaborando occasionalmente con i samurai senza però esser ben considerato. È quasi superfluo dire che tra i due scatta l’interesse romantico, ma va sottolineato che questo rimane coerente alla struttura gerarchica giapponese. 47 Ronin è, infatti, estremamente fedele alla cultura che mette in scena: l’onore e la lealtà che i ronin (con questo termine dispregiativo vengono chiamati i Samurai che rimangono senza daimyo) dimostrano fino in fondo, arrivando al suicidio, sono continuamente strutturati con naturalezza grazie ad una costruzione ed evoluzione dei personaggi dettagliata e precisa. Emblematico il momento in cui Kai uccide una bestia, salvando la vita ad un samurai che però rinfaccia all’emarginato d’averlo privato di un’onorevole morte sul campo di caccia. Coerente in se stesso ma non con la storia originale, 47 Ronin dividerà i pareri dei conoscitori della cultura giapponese ma soddisferà invece gli spettatori che ricercano una storia d’azione piena di valori che noi occidentali facciamo fatica a volte a comprendere appieno.
47 Ronin [id., USA 2013] REGIA Carl Rinsch.
CAST Keanu Reeves, Kou Shibasaki, Tadanobu Asano, Rinko Kikuchi.
SCENEGGIATURA Chris Morgan, Hossein Amini. FOTOGRAFIA John Mathieson. MUSICHE Ilan Eshkeri.
Azione/Fantastico, durata 118 minuti.