Critica in rete. Nuove configurazioni
Il rapporto tra critica e Web 2.0 rappresenta, da qualche anno a questa parte, uno degli argomenti di discussione più quotati all’interno della cultura cinematografica. A questo proposito il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna ha organizzato un convegno, curato da Claudio Bisoni e Roy Menarini, che si propone di sistematizzare – o per lo meno di ridiscutere – un oggetto ancora molto nebuloso.
Svoltosi tra martedì 18 e mercoledì 19 Febbraio, Critica 2.0 – questo il titolo – ha ospitato numerose voci appartenenti ai diversi campi della cultura dell’audiovisivo: critici, studiosi, accademici, operatori del settore. Ne è emerso, come immaginabile, un panorama piuttosto variegato, che mal sopporta le posizioni essenzialiste degli apocalittici e degli integrati del caso, ma che anzi riflette un universo difficilmente misurabile dal punto di vista qualitativo. D’altra parte non si può non notare, almeno inizialmente, il conflitto generazionale che emerge quando si parla di critica e Web. La “giovane” critica, difatti, sovente opera in una condizione di volontariato culturale alquanto distante dalla “vecchia” critica dei quotidiani e dei periodici. Se un tempo però – qualcuno fa notare – si rispondeva con l’iperspecializzazione, oggi pare si risponda con il godimento puro e il calo di expertise. Si tratta, tuttavia, di una posizione che non rende pienamente conto della varietà del contesto. Il Web, nota qualcun altro, è luogo di una molteplicità di visioni che passano dall’accademismo – il sito Film Studies for Free o il blog di David Bordwell – alla chiacchiera da Social Network, alla rivista specializzata – Filmidee o la defunta Cinemi – al blog personale o collettivo. Non è raro, inoltre, vedere gli stessi critici della carta stampata trasferirsi, senza troppi problemi, in rete. È a questo proposito che abbiamo trovato particolarmente interessanti gli interventi dedicati agli studi di caso, proprio perché rendono l’idea dell’improprietà di qualsivoglia schematismo. Paolo Noto, ad esempio, ha analizzato le performance (improvvisate e dichiaratamente idiosincratiche) delle videorecensioni su Youtube. Giovanna Maina, invece, si è occupata della critica cinematografica del porno, evidenziando – tra le altre cose – un contesto particolarmente prossimo alle dinamiche produttive. Altrettanto interessante l’intervento di Alice Cucchetti la quale, riferendosi alla rivista Serialmente, ha dimostrato come il fandom può tranquillamente manifestare evidenti competenze in materia. Un convegno, in buona sostanza, particolarmente ricco di stimoli, che oltre a delineare un panorama alquanto complesso, ha avuto il merito di superare alcune barriere legate ad opposizioni un po’ arbitrarie. Barriere che paiono emergere nelle parole di Gianni Canova, il quale, nel suo intervento, ha manifestato alcune perplessità rispetto all’incapacità della critica Web di trasmettere la passione per il cinema. Alla luce di quanto emerso, ci chiediamo: a quale critica Web si riferisce Canova? E perché proprio il Web e non la carta stampata?