Mangio, ergo sum
Una famiglia isolata in una piccola comunità boschiva del Delaware, colpita da tempeste e piogge ininterrotte: la madre muore nel prologo del film, lasciando soli il capofamiglia, le due figlie a cavallo tra adolescenza e maturità e il piccolo figlioletto.
La famiglia ha una caratteristica, che la rende non proprio in sintonia con le convenzioni del vivere civile: sono ghiotti di carne umana, tradizione radicata nei tempi e trasmessa di generazione in generazione, secondo precisi rituali.
Lo scheletro della trama, così come gli ambienti, le facce, i colori e la colonna sonora, possono tranquillamente far pensare di avere di fronte un horror tipico e con tutte le carte in regola. In realtà, il regista Jim Mickle, affrontando il remake del messicano Somos lo que hay di Jorge Michel Grau (2010), gioca con le convenzioni iconografiche, ambientali e tematiche del genere per realizzare quello che in realtà può essere considerato piuttosto un potente dramma familiare, che usa strumentalmente alcuni stilemi del cinema di paura. Del resto, la critica alla degenerazione dell’istituto familiare, la crisi e la pazzia della figura paterna così come il sottofondo di radicalismo religioso sono tematiche tipiche del new horror degli anni Settanta, e sono tutte presenze fondamentali nell’impianto tematico di We Are What We Are. La narrazione è fortemente basata sui climax, così come lo stile adottato. La tensione aumenta man mano che, attraverso dettagli e indizi prima solo accennati e poi sempre più limpidi sulla vera natura della famiglia, ci si avvicina all’esplosione di un finale improvvisamente sanguinolento e violento, che rappresenta da un lato la catarsi e una nuova presa di consapevolezza delle figlie – combattute tra rispetto della tradizione e dell’isolamento e volontà di fuggire – e dall’altro l’esplosione di una crisi sempre meno latente con l’avanzare del film. Allo stesso modo la mano del regista parte sommessa, per lasciare tracce sempre più marcate di maggiore personalità mentre i nodi si avvicinano al pettine e la tensione aumenta. Attraversato da improvvisi squarci di violenza, We Are What We Are ha un po’ il passo da fondista: parte piano, lasciando lo spettatore all’inizio un po’ dubbioso, e guadagna gradualmente terreno, conquistandoti con la sua potenza descrittiva e la furia del finale.
We Are What We Are [id., USA 2013] REGIA Jim Mickle.
CAST Bill Sage, Ambyr Childers, Odeya Rush, Michale Parks, Wyatt Russell.
SCENEGGIATURA Nick Damici, Jim Mickle. FOTOGRAFIA Ryan Samul. MUSICHE Jeff Grace.
Horror/Drammatico, durata 105 minuti.