29 GENNAIO, COMPLEANNO DI ELIO PETRI
L’Italia non è un paese per cretini
In un paese vicino Palermo il professor Laurana (un perfetto Gian Maria Volonté) indaga su un caso di omicidio, chiaro per tutti tranne che a lui. Riguardo la morte del farmacista Manno (Luigi Pistilli) e del dottor Roscio (Franco Tranchina) le indagini della polizia scivolano rapidamente verso una conclusione obbligata: delitto d’onore per il farmacista, e conseguente uccisione di Roscio per aver assistito al regolamento di conti.
Solo Laurana, non soddisfatto, porta avanti la sua idea sul delitto e, intrapresa un’indagine del tutto personale, si convince che il vero obiettivo degli assassini fosse in realtà Roscio e non l’infedele Manno. Alla ricerca del reale movente e dei colpevoli, il professore commette però l’errore di confidare il suo punto di vista all’avvocato Rosello (Gabriele Ferzetti), cugino della vedova Roscio, la conturbante Luisa (Irene Papas). Proprio quest’ultima, innamorata fin da ragazzina del cugino, d’accordo con lui, orchestrerà ai danni di Laurana una fine impietosa. Liberamente ispirato al romanzo A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, il film di Petri vi resta tuttavia fedele per quanto attiene alla sostanza, all’idea da cui il racconto dell’autore agrigentino nasce. Anche quello di Petri è infatti un giallo alla rovescia, perché l’unico a non essere (ingenuamente) appagato dai risultati delle indagini ufficiali è Laurana: una detection, quella del regista romano, che si nutre della contaminazione tra realismo e grottesco, in una Sicilia dal paesaggio abbacinante e dall’atmosfera apparentemente opulenta e paga, ritratta in tutta la sua ambiguità dalla fotografia di Luigi Kuveiller. Un film moderno, modernissimo. E spietato. Se infatti sotto le macerie di una morte tremenda, quella del professore, resiste la connivenza dell’uomo comune, al di sopra di esse trionfa, ancora e ancora, l’oscenità del potere. Un potere cialtrone e ignorante, ma scaltro. Scandite dalle musiche stranianti di Luis Bacalov, le tappe di questa storia si susseguono rigorose, ma troppo duro sarebbe il colpo assestatoci –l’iperrealismo agghiacciante dell’esplosione di Laurana che consegna metaforicamente al rango di stupido chi, come l’intelligente ma ingenuo professore, nel ricercare affannosamente la verità non sa capire davvero la realtà e le persone che gli sono attorno- se non intervenisse il sorprendente grottesco finale. Da un lato l’onorabile società ed il paese tutto, raccolti sul sagrato della chiesa per le nozze dei due complici, e dall’altro la crudele ed irrisoria epigrafe (già presente in Sciascia) per il povero professore: “Era un cretino”. Non c’è posto per i Laurana, in Italia. L’Italia è dei furbi, dei maneggioni, dei potenti.
A ciascuno il suo [Italia 1967] REGIA Elio Petri.
CAST Gian Maria Volonté, Irene Papas, Salvo Randone, Mario Scaccia, Gabriele Ferzetti.
SCENEGGIATURA Elio Petri, Ugo Pirro (tratta dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia). FOTOGRAFIA Luigi Kuveiller. MUSICHE Luis Enriquez Bacalov.
Drammatico, durata 99 minuti.