In un precedente editoriale, chi scrive ha provato a fare un consuntivo trasversale del 2013, pensando che tutto sommato non era un anno da buttare. E ora, invece, gettati i piatti vecchi dalla finestra, smontato l’albero di Natale, impacchettato il presepe, viene il momento migliore: quello delle promesse.
Sì perché il futuro è sempre meglio del passato, a meno di non essere malati di cupo pessimismo. E soprattutto il sottile piacere di immaginarsi un universo espanso in cui sapremo trovare il meglio (per noi) in termini di godimento estetico è impareggiabile. Lo sa chiunque ami oltre ogni cosa l’arte del trailer, tanto da trovarsi al cinema e pensare quasi sempre di aver voglia di vedere il film pubblicizzato sullo schermo invece che quello che sta per cominciare di lì a pochi minuti. Questa imminenza perenne, per forza di cose, reca poi delusioni cocenti. Ma è anche un tratto tipico dei sognatori, e dei cinefili propositivi, quelli per cui il meglio deve sempre arrivare.
Esiste, allora, la possibilità di una playlist di quel che abbiamo voglia di vedere? Basta cominciare, e – listini sotto mano – c’è l’imbarazzo della scelta. Il sottoscritto, per esempio, nell’anno entrante attende con curiosità A proposito di Davis dei fratelli Coen, Her di Spike Jonze, The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, un film dei tanti che sta montando Terrence Malick, Maps to the Stars di David Cronenberg, Dragon Trainer 2, un cenno qualsiasi da David Lynch, Sils Maria di Olivier Assayas, tutte le versioni di Nymphomaniac di von Trier, Labor Day di Jason Reitman, Que d’amour di Valérie Donzelli, Midnight Special di Jeff Nichols, robe varie che provengano da Judd Apatow e/o Seth Rogen, e chissà quante cose dimentico, oltre naturalmente al resto della stagione di The Walking Dead, la seconda di The Americans, la quarta di Downton Abbey (in Italia, s’intende), la quarta di The Killing, la prima di True Detective, il resto della terza e magari la quarta di American Horror Story, e – tanto per confessare un vero e proprio guilty pleasure – la seconda di Following, aspettandomi ovviamente un bel po’ di roba nuova di zecca.
Tutto accumulato a caso? Sì. Senza criterio? Esatto. Il tempo di gerarchizzare e ordinare, ovvero di fare anche un po’ di critica, viene dopo. L’entusiasta si bea della moltitudine, si esalta del sapere che non ce la farà. Gode dell’impossibilità di affiancare il proprio lavoro e tutte queste cose da vedere (anche se ha cercato di far coincidere professione e diletto), anche perché tutto intorno – vita privata a parte – c’è poi la letteratura, la saggistica, le riviste, i siti e i network, gli altri generi televisivi, le web series, i videogame, i fumetti, le mostre, il teatro, i dischi, i concerti, gli allegati culturali, i podcast radiofonici, le stazioni web, lo sport italiano e americano, la filosofia e la sociologia, la moda e le comunicazioni, i convegni e le tavole rotonde, i documentari e i telegiornali, la politica e gli esteri, le app e l’entertainment under 12, i social network e i blog…
Ah, e poi c’è anche il cinema italiano. Di cui aspetto per lo più il Leopardi di Mario Martone… Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.