Fare a cazzotti con la Storia
I primi ricordi che ho di Capitan America (negli anni ’80 si chiamava così, all’italiana) sono le immagini pressoché statiche, molto fumettistiche e piene di onomatopee, di una serie animata del 1966 sui Supereroi della Marvel che veniva replicata dalla tv locale.
Potete quindi immaginare il “trauma” e il salto spaziotemporale che ha comportato ritrovare quel personaggio dell’infanzia e mai più visto, improvvisamente catapultato in un cinecomic di rara bruttezza e stupidità, offuscato da un 3D cupo che palesa ad ogni sequenza tutta la propria inutilità ed approssimazione, buono giusto a gonfiare il prezzo del biglietto. Un filmaccio da popcorn, M&M’s, grassi saturi e bibite gassate, che ripercorre e mette in scena la genesi del personaggio creato nel 1941 da Joe Simon e Jack Kirby come strumento di propaganda per sostenere l’interventismo degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. Siamo quindi negli USA degli anni ’40, lo Zio Sam punta l’indice verso le giovani leve e Steve Rogers, un gracile asmatico di appena 40 chili, vuole a tutti i costi arruolarsi nell’esercito per servire la Patria. Nonostante venga più volte respinto in quanto non idoneo per evidenti limiti fisici, continua ottusamente e inspiegabilmente a sottoporsi alle visite di leva. Dopo l’ennesimo rifiuto, il ragazzo semplice di Brooklyn, che non vuole uccidere i nazisti ma solo punire gli sbruffoni (sic!), accetta di sottoporsi ad un esperimento militare top secret che lo trasformerà in Captain America. Con l’aiuto della soldatessa Peggy Carter (chiaro falso storico ad alto tasso di improbabilità) e del geniale ingegnere Howard Stark, combatterà contro il Teschio Rosso, spietato e folle capo dell’HYDRA, pericolosa divisione militare del partito nazista.
A differenza di altri supereroi, Captain America non combatte perché spinto da traumi, desideri di vendetta e motivazioni private ma da un patriottismo cieco, ottuso e quasi decerebrato. Non ha nemmeno dei veri e propri superpoteri ma solo un’enorme massa di muscoli, per altro non suoi ma frutto del “Siero del Super Soldato”, sorta di mega anabolizzante antelitteram. Insomma, un eroe decisamente poco “super”, dopato e sempliciotto, simbolo, oggi come allora, della forza muscolare degli Stati Uniti, dei loro (presunti) ideali di libertà e giustizia e di quel sogno americano tanto celebre e sbandierato quanto posticcio e risibile. Un film più vicino allo spirito delle due passate amministrazioni Bush che non a quella attuale di Obama, che centrifuga elementi, suggestioni e richiami da Indiana Jones, G.I. Joe, 007, persino Star Wars, e fallisce su tutta la linea. Fin troppo chiacchierato per almeno tre quarti della sua durata (c’è anche un blando tentativo di riflessione metalinguistica sul sistema propagandistico mediatico e sulla mitologia del personaggio, con ricostruzioni di fumetti, spettacoli e filmini dell’epoca, forse l’unico aspetto apprezzabile dell’intera operazione), si trasforma poi nell’ultima mezz’ora in un baraccone fracassone. Il tono è talmente serio e solenne da sfiorare in più di un’occasione l’autoparodia mentre i rari momenti volutamente ironici appaiono penosi e desolanti (si pensi per esempio al ripetuto e squallido gioco di parole/doppio senso sessuale sulla “fonduta” o le gag sull’imbranataggine di Steve nei confronti delle donne).
Purtroppo il bambolone a stelle e strisce tornerà presto a imperversare su tutti gli schermi cinematografici. Come si può facilmente intuire dal finale, è già in lavorazione una sua nuova avventura ma si tratterà di qualcosa di diverso da un semplice sequel. Sono già iniziate infatti le riprese de I vendicatori (capito ora il perché del sottotitolo Il primo vendicatore?), film scritto e diretto da Joss Whedon, già creatore di Buffy – L’ammazzavampiri, Angel, Firefly, Dollhouse, che vedrà riuniti per la prima volta sul grande schermo Iron Man, Thor, L’incredibile Hulk, La Vedova Nera e, ovviamente, Captain America. Ma per allora la Marvel potrà star certa che almeno il sottoscritto non verserà altri 9.50 € di biglietto.