Premio Sergio Amidei – Gorizia 14-23 luglio 2011
C’eravamo tanto amati
Passione d’amore
Uno dei registi più importanti della commedia all’italiana, forse l’ultimo; uno scopritore inesauribile di cinema popolare aulico, nella sua forma più intima e sconfinata, da cercare ad altezza di spettatore e di italiano.
Se questo fosse vero, Ettore Scola non sarebbe il regista di Passione d’amore, ma soltanto il regista di C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare, La famiglia e di tante commedie: non sarebbe Ettore Scola, ma soltanto l’immagine con il cinema italiano vorrebbe tramandare Ettore Scola.Per omaggiare i suoi ottant’anni, il Festival Amidei ha provato a rievocare una memoria diversa del regista, attraverso una piccola retrospettiva di tre film che alla celebrazione di un grande autore preferisce la riscoperta di un Ettore Scola quasi sconosciuto. Prima Il mondo nuovo, poi Fantasmi aRoma (in realtà scritto soltanto, e diretto invece dall’amico Antonio Pietrangeli), e infine Passione d’amore riannodano le definizioni con cui di solito si commenta il cinema di Scola: vedendoli, o rivedendoli, si scorge ancora l’autore pudico che ricrea la Storia a partire da chi la vive, ma ai gesti misurati si sostituisce la curiosità e il fascino per il grottesco, la fantasticheria, l’opera buffa, e un senso tragico che rima con l’assurdo e persino con il mostruoso.
Tragedia e mostruoso sono tratti distintivi che emergono soprattutto con Passione d’amore, tratto da Fosca (uno dei romanzi più importanti della Scapigliatura) di Iginio Ugo Tarchetti. Un film che compie trent’anni, gli stessi del Festival Amidei, e che sembra ricollegarsi a quest’edizione del premio goriziano dedicata a François Truffaut anche per il legame singolare che intrattiene con Adele H. – Una storia d’amore.
In comune con Adele H. c’è molto di più che una biografia di amori folli, causata da un ufficiale che non contraccambia il sentimento viscerale di una donna: entrambi sono passioni d’amore che diventano ossessioni d’amore; entrambi sono film di smarrimento femminile in cui si ama senza sperare in una ricompensa d’amore, e in cui chi ama può amare soltanto con la sensibilità dei sensi e dei tormenti, dimentico della ragione, di sé stesso, della posizione sociale che occupa. Sono film accomunati da una parentela stretta con il Romanticismo e il melodramma ottocentesco, eppure le strade che intraprendono li rendono incredibilmente diversi, quasi ostili. Passione d’amore infatti è molto meno equilibrato e molto più novecentesco di Adele H. perché ha un elemento che ribalta la tradizionale tragedia di amore non corrisposto: l’amore senza bellezza. Una donna brutta, con il viso sporgente e vampiresco che ricorda Nosferatu, “osa” innamorarsi di un uomo gentile e bello, sfidando le leggi estetiche della Natura; un uomo che inizialmente rifiuta questa donna perché non riesce nemmeno a guardarla, “oserà” poi amarla per rassegnazione, per ricambiarla di un amore così incontenibile, come si comportava il principe Myskin ne L’idiota di Dostoevskij.
Queste caratteristiche fanno di Passione d’amore un testimone prezioso per osservare il cinema più nascosto e misterioso di Ettore Scola: un cinema che non può fare a meno di mantenere i propri legami con il cinema italiano (in questo caso il melodramma), e contemporaneamente di rovesciargli addosso l’irrisolto, il bizzarro, per vedere che succede. Questo interesse per il prevalere del grottesco all’interno di un genere più lineare accadeva anche in film come Il commissario Pepe, Dramma della gelosia, ma non era filmato con la stessa eleganza, e non aveva le stesse conseguenze e la stessa dirompenza. In questo senso il grottesco così raro in Scola è qualcosa di meraviglioso, quasi unico nel cinema italiano, che eleva quello che sembrava essere un datato e limitato dramma borghese in un film indefinibile, sfuggente.
In Passione d’amore l’amore puro è sparito, a favore di un amore grottesco che distrugge chiunque, senza la consolazione né di un lieto fine né di un tragedia risolutiva: al contrario, come dimostra il finale del film, tutto resta in sospeso, senza pathos, enigmatico, e persino la tragedia viene schernita e non può più commuovere o commuoversi. Il grottesco e l’assurdo diventano molto di più che semplici ambiguità, diventano un modo per giudicare la presunzione di due amanti e del loro amore non fisico ma cristiano, creato dall’umiliazione di una donna e dalla pietà di un uomo: sono le punizioni per aver trasgredito le leggi della bellezza e della Natura, per aver ottenuto un amore che non appartiene al piacere degli occhi.