Gender Bender, 23 ottobre – 8 novembre 2013, Bologna
Un racconto per la tv francese
Sébastien Lifshitz, dopo Les invisibles, torna al festival Gender Bender con Bambi, già presentato al Festival Internazionale di Berlino di quest’anno e vincitore del Teddy Award come miglior documentario.
Il regista francese si concentra sul cambio di sesso di Jean Pierre Pruvot, nato nel 1935 nell’ancora Algeria francese e nota ballerina del Carousel degli anni Cinquanta. La notorietà della protagonista permette al regista di focalizzarsi solo su di lei, utilizando spesso dei primi piani, ma il solitario monologo, senza l’intervallarsi di altre testimonianze, a lungo andare diventa faticoso. Lufshitz prova a intersecare transessualità e postcoloniale, ma la messa in scena del ritorno della donna – ormai ultrasettantenne – nella trasformata città di Issers, è solo un espediente cinematografico privo di contenuti, per mostrare i paesaggi africani e accostarvi, esteticamente, il transessuale che ritorna nel luogo di infanzia e che si racconta davanti alla telecamera. Dopo il cambio di sesso a Casablanca, Marie-Pierre va a Parigi e, sotto lo pseudonimo di Bambi, si unisce alla troupe che accompagna Coccinelle, il primo transessuale ad esibirsi negli anni Cinquanta al Carousel, luogo cult della vita notturna parigina. Immagini di repertorio e filmati d’epoca mostrano il clima del cabaret, con musiche francesi che ricreano perfettamente l’atmosfera del luogo. La storia ha però una svolta, che è anche la nota più interessante del film di Lifshitz, dato che il racconto in prima persona, incentrato sul riscatto sociale, è abbastanza comune nei documentari a tematica. Resasi conto che il lavoro di showgirl sarebbe durato poco per l’avanzare dell’età, Bambi/Marie-Pierre decide di iscriversi all’università della Sorbona e diventa insegnante di francese. La ricerca della vita ordinaria in provincia, nelle scuole prima di Cherbourg e poi di George-lès-Gonesse, è senza dubbio il racconto più avvincente, purtroppo limitato e poco approfondito. Quello che resta di Bambi, oltre alle foto scolastiche di fine anno, è il limite di una sola voce narrante, quella della protagonista, dovuta – precisa il regista – alle esigenze della rete Canal Plus. Altro tratto essenziale del documentario: è prodotto e distribuito dalla televisione nazionale. Per la serie: non è la RAI.
Bambi [id., Francia 2013] REGIA Sébastien Lifshitz.
CAST Marie-Pierre Pruvot.
SCENEGGIATURA Sébastien Lifshitz. FOTOGRAFIA Sébastien Buchmann.
Documentario, 60 minuti.