SPECIALE PAURA IN ALTO MARE!
“See it, before you go swimming!”
Alcuni la associarono al battito cardiaco dell’animale, all’inizio lento e pacato durante la caccia fino ad arrivare al climax del feroce attacco alla preda. Altri la associarono al movimento a zig-zag della coda. Fatto sta che la più famosa alternanza sonora di mi e fa della Storia del cinema ha fortemente contribuito all’enorme successo consacratore alla regia cinematografica dell’allora sbarbatello Steven Spielberg, Lo squalo.
Sul film suddetto non basterebbero le righe di un trattato, poiché è riuscito a vincere sulla maggior parte dei fronti che decretano il trionfo di un prodotto cinematografico. Tratto dall’omonimo best-seller di Peter Benchley (a sua volta ispirato ai reali accadimenti del 1916 sulla costa del Jersey Shore), Lo squalo spielberghiano ha segnato di un rosso sangue la data 1975, con la trasposizione visiva della storia dello squalo bianco che minaccia la fantomatica isola di Amity. Spetta al capo della polizia, Martin Brody (uno strepitoso Roy Scheider) con l’aiuto del cacciatore professionista di squali Quint e dell’ittiologo e oceanografo Matt Hooper (rispettivamente Robert Shaw e Richard Dreyfuss, altre due fenomenali interpretazioni) dare la caccia al “grande bastardo bianco” in una tre giorni di follia e terrore rinchiusi nel battello Orca. Si parlava poc’anzi dei fattori di successo del film. Innanzitutto, in primis ha trionfato la sceneggiatura: uno dei primi casi in cui ad essere protagonista dello schermo non è l’uomo, bensì un animale, o, ancor peggio, l’oggetto della paura stessa. Secondo: il montaggio (di cui l’Oscar a Verna Fields). Spielberg si ispira sapientemente ai grandi maestri predecessori per incrementare la suspense, della quale padrone indiscusso è l’intramontabile Hitchcock. Ed è proprio da quest’ultimo che il giovane regista trae e ripropone il vertigo shot, contestualizzandolo in termini orrorifici. Terzo: la già nominata e anch’essa da Oscar colonna sonora del maestro John Williams. Oltre alla particolarità delle note, la sapienza è data dall’associare il tema sonoro all’arrivo della bestia, in modo da creare suspense ancor prima che essa si manifesti visivamente. Da qui la famosa allocuzione: “Due note ed è subito paura”. Infine, il marketing: l’opera spielbergiana è diventata un caso-studio nei termini di pubblicità e strategie di vendita, in quanto è uno dei primi titoli ad aver vinto grazie ad una massiccia distribuzione, ovvero sfruttando immediatamente il livello nazionale e coadiuvandosi con media sino ad allora ingenuamente sottovalutati, come quello televisivo. Insomma, una serie di brevi e mirati punti per capire l’estremo e storico successo di Lo squalo. Anche se alla fine basterebbe fruirne le due ore di concreta paura per averne anche solo un’idea. E se anche voi, come la sottoscritta, grazie ad esso temete fortemente il mare aperto… mannaggia a Steven Spielberg e al suo maledetto squalo.
Lo squalo [Jaws, USA 1975] REGIA Steven Spielberg.
CAST Roy Scheider, Robert Shaw, Richard Dreyfuss, Lorraine Gary, Murray Hamilton.
SCENEGGIATURA Peter Benchley, Carl Gottlieb. FOTOGRAFIA Bill Butler. MUSICHE John Williams.
Thriller/Drammatico, durata 124 minuti.