Festival del Cinema Latino Americano, 19-27 ottobre 2013, Trieste
La Spagna e la nuova frontiera della produzione cinematografica
Mentre la XXVIII° edizione del Festival del cinema latinoamericano si avvia verso l’attesa proclamazione dei vincitori, vale la pena soffermarsi sul Salon España, nutrita sezione fuori concorso dove quest’anno spicca El cosmonauta, uno dei primi curiosi progetti cinematografici di crowdfunding – ossia scritto, prodotto e finanziato in modo innovativo grazie al supporto di più di 5000 persone che hanno aderito all’appello del regista – a essere riuscito non solo a vedere la luce ma soprattutto a disporre di un lancio internazionale in contemporanea e a sbarcare poi in rete con la licenza creative commons.
Ispirato alle dichiarazioni dei radioamatori italiani, che nel corso degli anni Sessanta avrebbero intercettato delle trasmissioni provenienti da astronavi russe, e al nutrito corollario di indiscrezioni su possibili missioni spaziali segrete durante il periodo della guerra fredda, il film ci riporta agli anni della corsa per il predominio dello spazio. Stas e Andrei condividono fin da piccoli il sogno di diventare astronauti: ma l’incontro con la bella Yulia, l’intricata situazione politico-militare e il fallimento della missione lunare a cui partecipano riescono a dividere i due amici di lunga data.
Nonostante le peculiarità – specialmente in materia di produzione – finora descritte, il rischio in agguato per quest’opera è quello di cadere repentinamente nel dimenticatoio: la levatura artistica e il potenziale espressivo immediatamente percepiti dallo spettatore nei suoi primi dieci minuti, e che sembrano precludere a un crescendo d’intensità narrativa e di coinvolgimento da parte del pubblico, purtroppo finiscono poi per scemare man mano che il senso della vicenda continua a farsi sempre più fosco. Complice forse il fatto che l’idea che sta alla base della sceneggiatura dell’odierno lungometraggio ab origine era stata delineata per un corto, o l’indugiare eccessivo dell’obiettivo della cinepresa sugli elementi architettonici e naturali (seppur capace, Alcalá purtroppo non è Malick!) o ai continui flashback, volutamente chiamati in causa per amplificare il senso di mistero che aleggia intorno alla missione spaziale: di fatto dopo le buone premesse iniziali il ritmo della narrazione rallenta così tanto che finisce non solo per depistare più del dovuto lo spettatore ma lo spinge addirittura a meditare sul perché stia continuando a guardare un film così palesemente disomogeneo e scoordinato. Eppure, non siamo in presenza della classica proverbiale occasione d’oro completamente sprecata poiché se l’incipit riesce a coinvolgere sufficientemente lo spettatore da indurlo a curiosare sul sito ufficiale del film, questi allora troverà pane per i suoi denti: una trentina di episodi, inizialmente pensati come mera autopromozione finanziaria, che sebbene privi di dialogo si rivelano un’eccezionale miniera di particolari inediti, punti di vista alternativi e persino riprese di per sé molto più esplicative e migliori di quelle incluse nel montaggio finale. Una missione non completamente fallita se si pensa che tra gli obiettivi affidati alla Settima Arte non c’è solo l’intrattenimento ma pure l’instillare conoscenza o anche solo incuriosire sulle tematiche trattate.
El cosmonauta [id., Russia/Spagna, 2013] REGIA Nicolás Alcalá.
CAST Katrine De Candole, Max Wrottesley, Leon Ockenden.
SCENEGGIATURA Nicolás Alcalá. FOTOGRAFIA Luis Enrique Carrión e Pablo Clemente. MUSICHE Joan Valent.
Fantascienza/Drammatico, Durata 99′.