Mitologie contemporanee
Due carriere straordinarie quelle di Tim Robbins e di Sean Penn, variamente spese da interpreti, sceneggiatori, produttore, registi. Carriere che ad un certo punto intercettano quella altrettanto sfolgorante di Clint Eastwood, regalandoci con Mystic River prova d’attori insuperabile, Oscar nel 2004 rispettivamente come Miglior Attore Non Protagonista e Miglior Attore Protagonista.
In quella lunga e interminabile notte che è Mystic River, Dave/Tim Robbins e Jimmy/Sean Penn ci sono precipitati da bambini, inghiottiti dal dramma della violenza sessuale, trauma che strappa via per sempre la linfa vitale. Cresciuto nella East Buckingham di Boston, zona di povertà e degrado, Dave e Jimmy trascorrono le giornate assieme all’amico Sean (Kevin Bacon), giocando per le strade del quartiere. Fino a quel terribile giorno, che cambierà tutto. L’innocenza estirpata per sempre dagli occhi di Dave non potrà far altro che patire la sua fragilità; ma l’infanzia rubata è soltanto una delle dimensioni messe in gioco dall’abile regia di Eastwood. A farvi da amplificatore, nella nitida geografia del dolore che l’autore americano delinea, un dolore altrettanto devastante e crudele: la giovane vita di Katie, figlia di Jimmy, spezzata nel fiore degli anni per mano di una gioventù sola, annoiata e allo sbando, ma armata – sono i ragazzini di Elephant e Bowling a Columbine – e destinata a sua volta ad esistenze incompiute. Ed è qui che comincia l’indagine alla ricerca del colpevole, secondo la struttura della tragedia classica che avvicina Jimmy, il boss del quartiere al cospetto del quale familiari ed amici si relazionano come sudditi, all’Edipo Re di Sofocle. La trama che si delinea intreccia traiettorie spezzate, percorsi appena abbozzati e bruscamente interrotti. E la macchina da presa li segue, a tratti bassa e ostile, a tratti alta e inesorabile: testimoni, interrogatori, segni e sospetti si accumulano invano sottraendo certezza. Tutti frammenti parziali, vicoli ciechi che confondono e destabilizzano un essere umano fragile e sconnesso, totalmente in balia del destino. Perché ciascuno, a suo modo, è un uomo ferito; lo è il rabbioso Jimmy come l’apparentemente imperturbabile Sean. Ma è soprattutto Tim Robbins ad incarnare magistralmente questa condizione di impotenza e di svuotamento. È il suo destino personale a portare alla luce la parabola universale in questa tragedia tutta americana e contemporanea, dal forte sapore shakespeariano. Implosa nella complicità degli sguardi tra Sean e Jimmy durante la parata del Columbus Day, la tensione si spegne, lasciando cinicamente affiorare la visione di un cielo indifferente, sotto il quale un’umanità smarrita per sempre è sola di fronte ad un destino di dolore e solitudine.
Mystic River [id., USA 2003] REGIA Clint Eastwood.
CAST Sean Penn, Tim Robbins, Kevin Bacon, Laura Linney, Marcia Gay Harden.
SCENEGGIATURA Brian Helgeland. FOTOGRAFIA Tom Stern. MUSICHE Clint Eastwood.
Drammatico, durata 137 minuti.