Cretinetti
Il vedovo di Dino Risi rimane ancora oggi una delle più acute e riuscite commedie all’italiana della prima parte di quella stagione, anche se di solito non viene inserita nell’elenco dei capisaldi e dei “cult” di quel sottogenere, come invece meriterebbe.
Retto da Alberto Sordi e Franca Valeri allo zenit della forma, entrambi capaci di ripetere le loro maschere tipiche senza far sbilanciare il baricentro del film (come invece altrove è capitato, soprattutto a Sordi) ma anzi mostrandosi perfettamente aderenti al senso dell’opera, Il vedovo è anche uno dei più incisivi risultati dell’elegante e sagace cinismo di Dino Risi, capace di rappresentare le mentalità e le dinamiche più nascoste del boom economico da poco scoppiato. L’idea di un remake era quindi un’operazione rischiosa, considerando anche il periodo di non particolare brillantezza delle italiche commedie. Invece, a dispetto dell’innegabile pregiudizio non particolarmente fiducioso della vigilia, Aspirante vedovo non sfigura nel confronto. Passando dagli anni euforici della crescita economica agli anni raffreddati dai venti di crisi, il cinismo è accentuato dal fatto di rappresentare quelle alte sfere economiche e finanziarie che dalla crisi non sono toccate, o che addirittura ne approfittano. Non c’è la minima comparsa di pietà e tenerezza nei personaggi, tutti completamente e monoliticamente “cattivi” ed egoisti fino in fondo. È vero che in più di un punto questo cinismo è fin troppo esibito ed esigeva un maggiore approfondimento sui personaggi a livello di sceneggiatura, soprattutto su quelli di seconda fascia, rischiando così di apparire di “maniera” e non sempre particolarmente appuntito, ma è anche vero che il fatto di avere evitato le derive moralistiche e buoniste di tante commedie italiane degli ultimi anni costituisce, già di per sé, un punto a favore, senza dimenticare che non mancano frecciate che centrano il bersaglio. Arrivando ai protagonisti, l’eredità della Valeri e di Sordi è raccolta dalla Littizzetto e da De Luigi: altra eredità pesante. In questo caso le spalle della Littizzetto si sono mostrate più robuste di quelle di De Luigi. Non allontanandosi troppo – ma neanche rimandone intrappolata – dal suo stile tipico, la comica torinese riesce a ottenere la giusta misura per la ricca, intelligente, cinica protagonista, mentre De Luigi sembra voler evitare i rischi sia di ripetere e ripetersi, sia di imitare Sordi, cadendo così nell’errore opposto di una recitazione troppo asciutta. Insomma, il modello – ammesso e non concesso che questo fosse tra gli obiettivi del film – non è stato raggiunto, ma il risultato è comunque più che dignitoso e abbastanza incisivo, comunque più vicino a Risi che alla furbizia dei vari Brizzi, Veronesi, Miniero & Co.
Aspirante vedovo [Italia 2013] REGIA Massimo Venier.
CAST Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, Alessandro Besentini, Bebo Storti, Ninni Bruschetta.
SCENEGGIATURA Ugo Chiti, Massimo Venier, Massimo Pellegrini. FOTOGRAFIA Vittorio Omodei Zorini. MUSICHE Stefano Caprioli.
Commedia, durata 84 minuti.