La felicità è un’ossessione
Gloria è una donna divorziata da più di dieci anni, con due figli adulti e ancora alla ricerca della felicità e del piacere. Esce quasi tutte le sere per andare a ballare e provare a non sentire l’età che avanza.
L’ultimo film di Sebastiàn Lelio, passato all Festival di Berlino e valso il premio per la Miglior Interpretazione Femminile a Paulina Garcìa, rende omaggio a quel cinema d’autore che via via si sta estinguendo ma che non smette di stupire e piacere. Lelio porta sullo schermo Gloria e ne ritrae una donna con i suoi pregi e i suoi difetti, lasciandosi trasportare dalla sua gioia per la vita, ma contemporaneamente dall’impossibilità di viverla appieno. Per tutto il film prevale un sentimento di ammirazione, alternato a un senso di solitudine e tristezza, che caratterizza una persona assolutamente umana e fuori dagli standard a cui siamo abituati. È una donna non bellissima, quasi immatura, che però non vuole arrendersi alla noia della vita. Il regista non si scompone, anzi, si sofferma sui dettagli e sui corpi nudi per non sminuire un’età in cui tutto sembrerebbe meno scontato e dovuto. Nonostante tutto si percepisce un senso di solitudine, che Gloria non riesce a sconfiggere nemmeno conoscendo Rodolfo, un uomo sposato e con due figlie grandi. Il loro rapporto è fatto di piacere, serate a due, vacanze, ma fin dall’inizio la diversità dei loro caratteri complica le cose. Lui incerto e apprensivo, lei libera nella testa e nel cuore, tanto da presentarlo alla sua famiglia. Lelio gioca su queste due figure, sulla loro responsabilità e allo stesso tempo sullo sfuggire alla realtà della vita. Come il parco giochi che gestisce lui, quel “Vertigo” che potrebbe significare tutto e niente, ma che per entrambi rappresenta una via di fuga. Una fuga vista con occhi diversi e intrapresa con strade che non possono incontrarsi di nuovo. Alla fine, il film punta tutto sulla vita di Gloria, sulla sua risata contagiosa e sulla sua ironia, mescolata a un senso di profonda nostalgia verso quei tempi passati impossibili da dimenticare. E la Gloria di Umberto Tozzi alla fine del film non può che accentuare tutto questo, lasciando un senso di profonda tristezza verso questa donna, che si ritrova in un circolo vizioso incapace di uscirne, ma che non smette di sorridere, seppur amaramente.
Gloria [id., Cile/Spagna 2013] REGIA Sebastìan Lelio.
CAST Paulina Garcìa, Sergio Hernàndez, Diego Fontecilla, Fabiola Zamora.
SCENEGGIATURA Sebastìan Lelio, Gonzalo Maza. FOTOGRAFIA Benjamìn Echazarreta. MUSICHE Ismael Calvo.
Drammatico, durata 110 minuti.