Io sono uguale a te, forse
Lester Ballard ha perso tutto: i suoi genitori sono morti, espropriato della propria casa e della propria terra si ritrova costretto a inventarsi una nuova vita, ricostruendo una quotidianità perduta tra le gelide montagne della contea di Sevier, nel Tennessee dei primi anni ‘60. Lester Ballard è un uomo solo.
Child of God pesca il suo protagonista dalle pagine dell’omonimo romanzo del 1973 di Cormac McCarthy, un libro complesso fatto di discorsi diretti non introdotti dalle classiche virgolette, descrizioni, prosa poetica, narrazione in prima persona, il tutto fuso insieme. Violenza, isolamento, perversione crescente accompagnano la vita di Lester, fucile sempre con sé, strana smorfia a scombinarne il volto, un borbottio indistinto come mezzo espressivo, parole chiuse, masticate e poi sputate. Inizialmente non è troppo lontano dal divenire, agli occhi dello spettatore, il classico matto del villaggio, un individuo in linea con una musica tutta sua, capace di ispirare dolcezza e umana compassione; si assiste poi alla sua graduale mutazione, un crescendo (consapevole?) di ossessione. Il risultato è la creazione di un mostro, tale per le sue azioni, alle quali non è data una chiara spiegazione del fattore scatenante. È colpa del passato difficile? È la lenta discesa fisica e psichica verso l’avvelenamento della mente, popolata ormai quasi esclusivamente da tossici fantasmi che sussurrano lusinghieri pensieri perversi tradotti in gesti? Questi risultano orrendi agli occhi esterni, sono invece spontanee attività giornaliere secondo la logica di chi le mette in atto, fautore trasfigurato inesorabilmente in marionetta, perfettamente interpretato da un infiammato Scott Haze, che si muove sicuro sotto la giuda intelligente perché non esagerata di James Franco. Regista in fase di crescita, inaugura un’annata per lui molto prolifica che ha già visto presentati Interior. Leather Bar al Sundance Film Festival e a Berlino e As I Lay Dying, tratto dall’omonimo romanzo di William Faulkner, a Cannes. C’è rispetto nei confronti della materia prima maneggiata, libertà donata allo spettatore di provare sensazioni contrastanti nei confronti di Ballard, odio per quello che è diventato o comprensione per com’è stato portato, come si è portato a tal livello. C’è disorientamento, sicuramente emozione: giustizia, emarginazione, necrofilia, affetto, disperazione, agonia di vivere e sopravvivere, tutti proiettili esplosi in rapida successione. La 70° Mostra del Cinema di Venezia ospita in concorso un film fisico, imperfetto ma disseminato da dettagli preziosi, come un vestito a pois rossi o una tigre di peluche a cui viene fatta saltare la testa, tra fucili, boschi, scalpi e qualcuno che strimpella un banjo in sottofondo.
Child of God [Id., USA 2013] REGIA James Franco.
CAST Scott Haze, Tim Blake Nelson, Jim Parrack, Nina Ljeti, James Franco.
SCENEGGIATURA James Franco, Vince Jolivette (dal romanzo di Cormac McCarthy). FOTOGRAFIA Christina Voros. MUSICHE Aaron Embry.
Drammatico, durata 104 minuti.