SPECIALE 70a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Il reale nel finto
Rutilante nel ritmo, anarchica nella forma narrativa e registica, Why Don’t You Play in Hell? è la pellicola probabilmente più inclassificabile di Sion Sono, scevra da qualsivoglia costrizione di genere o direzione, libera nell’interpretare la commedia dell’assurdo con toni aggressivi e invasivi, soprattutto nell’uso di una colonna sonora completamente fuori controllo.
Il tutto unito da uno stupido jingle pubblicitario probabilmente vero deus ex machina dell’intera vicenda. È il continuo gioco tra il reale e il finto, eterno conflitto messo al centro da un gruppo di appassionati di cinema convinti nella possibilità di realizzare un giorno il loro film utilizzando l’action hero per eccellenza, colui che diventerà il Bruce Lee del Giappone, cioè un teppista raccattato per strada. L’occasione verrà data al gruppo di appassionati quando ormai questi saranno adulti, nel momento in cui le speranze si sono estinte: la possibilità di riprendere dal vero uno scontro tra due clan rivali di yakuza, terreno perfetto per realizzare l’action movie definitivo. È la lotta messa in scena per ridare celebrità alla figlia di uno dei boss (la bambina che cantava lo stupido jingle pubblicitario) la cui carriera si era prematuramente chiusa in seguito ad un fatto di sangue che vedeva protagonista la mamma della ragazza. La vicenda di Why Don’t You Play in Hell? trova un equilibrio nella propria disomogeneità, nel suo caos di avvenimenti e personaggi, raggiungendo il culmine con il momento della battaglia tra le due gang rivali, nel quale la violenza messa in scena è reale (cioè finta) e dove il confine tra questi due campi è costantemente scavalcato, con l’irrisione del metacinema e con l’esplosione di una violenza falsa, nella nostra realtà, ma assurdamente reale nel loro mondo. Tutto ciò diviene un calderone contenente elementi marcanti della finzione, dove lo sformare eccessivamente i volti diviene luogo di comunione con i manga o l’anime, mentre è nella rielaborazione e riappropriazione della lunga sequenza conclusiva del primo episodio di Kill Bill che si hanno gli effetti più anarchici e dove il “The End” non può che portare a un doppio ”End”, finto e reale.
Why Don’t You Play in Hell? [Jigoku de Naze Warui, Giappone 2012] REGIA Sion Sono.
CAST Jun Kunimura, Shinichi Tsutsumi, Fumi Nikaido, Tomochika, Hiroki Hasgawa, Gen Hoshiro.
SCENEGGIATURA Sion Sono. FOTOGRAFIA Hideo Yamamoto. MUSICHE Shion Sono.
Grottesco, durata 119 minuti.