È passata una settimana e la scomparsa improvvisa di James Gandolfini non è più nelle prime pagine di siti, giornali e social network. Tuttavia, dato che Mediacritica si concede il lusso di riflettere sui film e sui media senza l’obbligo di intervenire “a caldo”, posso ricordare, anche se lo hanno già fatto in molti in questi giorni, una figura fondamentale del cinema e della televisione della nostra epoca attraverso il suo personaggio più grande: Tony Soprano.
E’ lui l’unico protagonista di The Sopranos (1999-2007), la serie via cavo più popolare e più premiata della storia della televisione americana (cinque Golden Globe e ventuno Emmy), fiore all’occhiello della New Golden Age.
Tony Soprano è un uomo malinconico, non riesce a collocarsi nel tempo in cui vive e non può cambiare nè il mondo che lo circonda nè se stesso e, a scanso di equivoci, afferma la sua condizione in voice over, nelle prime inquadrature del pilot – Affari di famiglia: “È bello lanciarsi nelle cose quando sono ancora agli inizi. E io sono arrivato un po’ troppo tardi, questo è chiaro. Ma da un po’ di tempo ho la sensazione di arrivare sempre quando tutto sta finendo, e il meglio è già passato.” Tony è diventato boss del Jersey per eredità, non per sua volontà. Sa essere spietato, cinico, crudele ma non ha cercato questa vita: semplicemente non ha avuto scelta. Ha in sé la ferocia di Michael e l’irascibilità di Sonny (Il Padrino), l’incandescenza di Henry e la follia di Tommy (Quei bravi ragazzi), ma è anche un uomo Made in America (titolo dell’ultimo episodio della serie), frutto della stratificazione culturale contaminata, ibridata, reinterpretata in una macro idea di “americanità”. Il modello arcaico del Padrino a cui Tony aspira non è che una lontana leggenda. Deve invece raccogliere la poco edificante eredità lasciatagli da Henry Hill (Quei bravi ragazzi) che, in voice over, nell’ultima scena del film, con sguardo in macchina si confessa allo spettatore: “Noi gestivamo tutto, […] le cose appartenevano a chi se le prendeva e adesso è tutto finito. È questa la parte più dura. Oggi è tutto diverso, non ci si diverte più. Io devo fare la fila come tutti gli altri […] Sono diventato una normale nullità. Vivrò tutta la vita come uno stronzo qualsiasi.” Perpetrando lo stesso gesto di Henry, Tony continua, stagione dopo stagione, a raccogliere mestamente il giornale in fondo al vialetto in attesa di un cambiamento che non arriverà mai. Con Tony Soprano James Gandolfini ha cambiato per sempre la storia della televisione.