La psicologia come passatempo
Quando la HBO incontra BeTipul è amore a prima vista. Come non capirla: una serie sulle sedute di uno psicologo con i suoi pazienti, una al giorno per cinque puntate la settimana, assume, appena si pronuncia il concept, quel sapore di “ma come mai non c’aveva ancora pensato nessuno?”. Una risposta del perché la si potrebbe dare.
Formato premiatissimo che in Israele ha assunto le dimensioni di un vero fenomeno culturale, BeTipul sembrava tagliato apposta per la HBO, trovando un’ovvia collocazione nel palinsesto della rete per tre stagioni. Nella primavera 2013 è poi arrivato da noi in una veste simile alla versione statunitense. La serie italiana, di cui sono andati in onda i primi 35 episodi su Sky Cinema, riprende lo script di alta classe e le movenze cinematografiche nel senso più nobile del termine, stilosa il giusto, quel tanto che basta da non compiacersi troppo di sé. In Treatment fa, indiscutibilmente, “figo”. Sorvolando sull’esclusività del cast – guida Castellitto, psicologo sul crinale, così ostinato nel trattenersi da quel “passo in più” –, sulla regia rarefatta ma tangibile – campi e controcampi a manifestare visivamente il conflitto interpersonale – e sulla sottigliezza dei dialoghi – una serie da ascoltare a occhi chiusi –, troppe sono le ragioni per spiegare l’aggancio sullo spettatore. Piacere nella narrazione elevato a potenza: c’è il racconto della macchina da presa e quello del personaggio, ma anche la “sceneggiatura” creata da ogni interprete sul conto del proprio interlocutore, lo psicologo per i pazienti e viceversa. C’è il gusto per la detection, a scovare la verità dietro un muro di menzogne. La celebrazione dell’epica del quotidiano, come se la posta in gioco, il dolore privatissimo di un singolo, fosse davvero così alta per noi estranei. La soddisfazione infine dei bisogni di familiarità e, soprattutto, di intimità: quale ghiotta occasione potersi accomodare nello studio di un’analista! Meglio di questo, c’è solo il confessionale, a cui lo studio di Giovanni Mari sembra proprio somigliare. Poco importa se il realismo – un bravo psicologo non sarebbe così compromesso coi suoi pazienti – è il giusto prezzo da pagare per l’empatia: siamo nel puro entertainment! Ma è proprio qui che il giocattolo rischia di stancare. Il prodotto, lo dicono gli esiti dei due progenitori, sembra avere una scadenza. Per quanto si possa scansare, abilmente, lo spettro della ripetitività, l’interesse del pubblico per le vicende pur sempre ordinarie di un uomo spacciato per bigger than life, potrebbe giungere, alla lunga, a saturazione. D’accordo, è una legge che vale per quasi tutte le serie, ma non così a breve distanza. C’è da sperare che lo spettatore non decida, prima dei pazienti, di alzarsi dalla sua poltrona.
In Treatment [id., Italia 2013] REGIA Saverio Costanzo.
CAST Sergio Castellitto, Kasia Smutniak, Guido Caprino, Barbora Bobulova, Adriano Giannini, Licia Maglietta, Valeria Golino.
Drammatico, durata 25 minuti (a episodio), stagioni 1.