A PROPOSITO DI LEOS CARAX…
Trafiggere la realtà
L’unicità delle realizzazioni di Carax non risiede solo nel fatto di costituire una tra le più evidenti rappresentazioni dell’espressività autoriale, sia a livello qualitativo che di mezzi a disposizione, ma anche e soprattutto nella forza del suo cinema poetico.
Una definizione che con il tempo ha assunto il sapore del luogo comune e che poco serve a definire un lavoro, e che però nel cinema di Carax si riappropria di un significato, imprescindibile per definirne l’opera. Il punto forte è la messa in scena di storie che escono dichiaratamente da un principio di realtà, da un rimescolamento continuo di ispirazioni cinematografiche che si accavallano le une sulle altre fondendo e unendo epoche d’appartenenza sempre diverse. Ma forse l’elemento che più di ogni altro rappresenta il lirismo nel lavoro di Carax è il non voler mai dispiegare i propri intenti allo spettatore, lasciandolo in balìa di eventi quasi non intenzionali, lontani dal canone. È un cinema che, soprattutto nelle prime battute di ogni pellicola, lascia sorpresi sul come ogni singolo evento venga gestito dai protagonisti, è un cinema poetico nel suo fuoriuscire da una condizione di realtà nel modo meno evidente possibile, ma anzi trafiggendo la stessa attraversandola, raggiungendo un grado di astrazione superiore, in cui ad essere messi in discussione sono soprattutto la ricerca del senso e del significato. È nella gestione dei corpi dei singoli caratteri che osserviamo questa particolarità, nelle azioni che essi compiono e nelle posizioni in cui vengono collocati: in questo Denis Lavant non può che esser considerato un feticcio per Carax, impossibile scindere la sua filmografia dalla presenza corporale dell’attore. Ne Gli amanti del Pont-Neuf Lavant è incapace di rimanere fermo, è un saltimbanco metropolitano, scavalca, supera e aggira tutti gli impedimenti cittadini; nemmeno la frattura alla caviglia diviene un elemento condizionante ma al contrario una semplice caratterizzazione del proprio muoversi, in cui l’annullamento della profondità di campo delinea il corpo come elemento di pura figura compositiva. Quello che Gli amanti del Pont-Neuf racconta è la storia di un personaggio che si avvinghia all’oggetto del proprio amore, una homeless come lui, interpretata da una straordinaria Juliette Binoche (non a caso candidata al Premio César e vincitrice dell’European Film Award per questo ruolo). I due corpi si inseguono, si rapiscono, si abbracciano e si picchiano; sono corpi nati per crollare sotto il peso dei propri sentimenti per poi lasciare, nella realtà delle loro esistenze, segni indelebili e imperituri.
Gli Amanti del Pont-Neuf [Les Amants du Pont-Neuf, Francia 1991] REGIA Leos Carax.
CAST Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus Michael Gruber.
SCENEGGIATURA Leos Carax. FOTOGRAFIA Jean-Yves Escoffier. MONTAGGIO Nelly Quettier.
Drammatico, durata 125 minuti.