La rete dei peccati
Una città frammentata, sei personaggi in cerca di identità, un luogo-simbolo ricoperto di misteri e inquietanti presenze: si gusta a piccoli sorsi l’originale cocktail di orrore e paura pensato per il popolo del web, che batte produzione al 100% “Made in Italy” e una inusuale – e facente ben sperare – disposizione al nuovo e alla sperimentazione.
Prodotta dalla Brandon Box e dal portale MyMovies.it, distribuita in esclusiva su Yahoo!Italia per un totale di otto episodi in otto settimane, Gli Abiti del Male rappresenta un esempio significativo delle forme che la serialità è in grado di assumere nell’era della “convergenza mediale”. Quella, per intenderci, che privilegia la produzione di iper-testi pensati per una distribuzione in forma alternativa e/o multi-piattaforma, stimolando una fruizione di tipo (inter)attivo tra l’oggetto di consumo e l’utente finale. Le serie non si guardano più solo in televisione: Internet e i suoi addentellati in formato app (per iPad, iPhone, smartphone, tablet) sono ambiti territori di conquista da parte di quei broadcaster (appartenenti al mondo anglosassone, perlopiù) che hanno intuito la potenzialità delle “esperienze interstiziali”, bocconi di visione del programma preferito da assaporare in un contesto di attenzione diffusa. Il tempo necessario per stupire con un colpo di scena, eccitare con un pizzico di suspense, sedurre con un astuto cliffhanger, e il gioco è fatto: il pubblico – attento, critico, navigatore esperto – non si sottrae al piacere derivante da una storia di qualità, soprattutto se reperibile con facilità in rete e rispondente alle modalità di fruizione iperveloce tipiche del flusso internettiano. Per questo Gli Abiti del Male merita un’attenzione particolare. E’ un esperimento innovativo di serie italiana per il web, che assimila moltissimo dalle produzioni estere ma preserva un tocco distintivo sia sul piano della rappresentazione sia su quello dei contenuti. La resa delle atmosfere – “dark” per evocazione in quanto domina nelle immagini la componente bianca, nebbiosa – che esalano dagli angoli e dalle splendide sculture del Cimitero Monumentale di Milano; il tratteggio dei comportamenti ambigui dei personaggi (vivi e non) che in quella cornice di morte si incrociano e si disperdono; l’incastro di flashback – repentini, asciutti – che scavano lentamente nell’oscurità del passato di ognuno, evidenziano preparazione tecnica e maestria del racconto, senso del ritmo nell’utilizzo dei raccordi e del montaggio, misura nella distribuzione strategica delle informazioni. Ogni episodio è un mini-viaggio di otto minuti tra punte di orrore e scambi di prospettiva, confusione tra aldiquà e aldilà, rivelazioni inattese e ribaltamenti della verità. Ma, soprattutto, ogni episodio è il tassello di una pratica discorsiva (e fruitiva) che, partendo da Gli Abiti del Male, potrebbe svecchiare il modo di progettare la serialità in Italia. Già solo per questo, un prodotto di successo.
Gli Abiti del Male [id., Italia 2013] REGIA Andrea Sgaravatti, Guido Geminiani, Mattia Lunardi, Enrico Riscassi.
CAST Giulia Settanni, Simone Coppo, Silvia Rubino, Daniele Ornatelli, Camilla Antoniotti.
SCENEGGIATURA Andrea Sgaravatti, Filippo Infantino.
Web Series, horror/Drammatico, durata 8 minuti (episodio), stagione 1.