Viva Las Vegas!
Ultima avventura per “il branco”, i cui componenti devono accompagnare Alan, ormai più fuori di testa che mai, in un centro psicoterapeutico. Ovviamente nulla va come dovrebbe, e quello che doveva essere un viaggetto tranquillo – commovente che ancora qualcuno si illuda di associare ad Alan questa parola – si trasforma in un sequestro di persona ai danni, è quasi scontato dirlo, del povero Doug da parte del criminale Marshall, che vuole in cambio Mr. Cheow.
Il film si pone dichiaratamente come il capitolo finale, e il viaggio dello spettatore è innestato su tutta una serie di rimandi e flashback ai due precedenti capitoli della saga, una sorta di caccia al tesoro, saporito contorno di una trama piuttosto solida che ha il suo apice laddove è cominciata tutta la storia: Las Vegas. Non poteva essere altrimenti, quale altra città con la sua vita luccicante e sconclusionata, effimera e completamente fuori controllo potrebbe essere uno scenario migliore? Sebbene si sia cercato di rimandare alla povertà rissosa di Bangkok con la sortita in Messico a caccia di Mr. Chow, l’arrivo nel Nevada più che scontato è atteso quasi come un ritorno a casa. Macchina da presa costantemente su Zach Galifianakis, il cui personaggio è costretto a fare i conti con le conseguenze delle sue stranezze, dividendo realmente la scena solo con Ken Jeong, che rivela insospettate sorprese vestendo i panni di un Mr. Cheow più pericoloso di quanto non ci si possa immaginare. Stu e Phil in questo capitolo sono poco più di due spalle e se il ritmo della pellicola non ne risente, lascia un po’ di delusione vederli confinati molto ai margini della vicenda, a reiterare due modelli sempre uguali, per quanto piacevoli. Fortunatamente, lo straniante Galifianakis è capace di concentrare tutta l’attenzione su di sé e forse in questo film lo fa al massimo non solo per le sue onnipresenti, esilaranti idee fuori luogo, bensì perché si trova a dover gestire un personaggio alle prese con grossi cambiamenti conciliandolo con l’ovvia necessità di non tramutarlo in un’altra persona. Un Alan sottotono o troppo penitente sarebbe come Una Notte da leoni senza Roofis. Pericolo scongiurato e bella conclusione che non manca di regalare un inaspettato colpo di coda.
Una notte da leoni 3 [The Hangover Part III, USA 2013] REGIA Todd Phillips.
CAST Zach Galifianakis, Ken Jeong, Bradley Cooper, Ed Helms, John Goodman, Heather Graham.
SCENEGGIATURA Todd Phillips, Craig Mazin. FOTOGRAFIA Lawrence Sher. MUSICHE Christophe Beck.
Commedia/azione, durata 100 minuti.