Follie preferenziali
La stupidità può essere uno straordinario mezzo comunicativo. Lo sa Maccio Capatonda, lo sa Elio, lo sanno i vari Guzzanti e Crozza (ma con gli ultimi due sconfiniamo più apertamente nei territori della satira). La cifra formale di Maccio – al secolo Marcello Macchia – è la demenzialità, strettissima parente di una demenza ostentata che in verità si fa veicolo di osservazione della quotidianità e delle degenerazioni degli anni Duemila.
Se è vero che i grandi comici hanno una nota di tristezza di fondo, questa vena ben definisce il protagonista di Mario, la serie trasmessa da Mtv che sancisce il definitivo sdoganamento tv di un artista che fino all’altroieri sempre e solo si era mosso fra le pieghe del web e delle gag da due minuti.
Al centro della sketch comedy c’è un normalissimo conduttore di telegiornale – Mario, appunto – tirato per la giacca dalla follia che gli ruota attorno: la sparizione del suo mentore, sostituito da un infido figuro (Lord Micidial) che trama nell’ombra; la gestione del tg, ostacolata da sciroccate truccatrici ed aspiranti conduttori analfabeti; le insoddisfazioni personali, che causano a Mario frequenti slanci di nervosismo e/o rassegnazione. In poche parole: il protagonista è un uomo medio “senza qualità” che vorrebbe solo poter condurre il proprio telegiornale in pace, e che si stupisce di come tutti attorno a lui siano privi di senno. Al solito, occorre capire che tipo di spettatori siamo. Per chi già conosce l’estro di Maccio e della sua crew (menzione d’onore a Herbert Ballerina), sperimentato a Mai dire…, su FlopTv e nei vari finti trailer reperibili su Youtube, questo ultimo prodotto sembrerà un bigino, un tentativo di riassumere all’interno di una stessa linea narrativa un mondo di dissacrazioni, calembour e rovesciamenti parodici. Una concessione al brand quindi, come già sottolinea Teresa Nannucci nella sua puntuale disamina per CarnageNews, con il conseguente rischio di svuotamento, sfruttamento intensivo e inaridimento di una pianta rigogliosa ma non eterna (I soliti idioti docet). Il rovescio della medaglia però va a chi invece ha a che fare per la prima volta con il nonsense marchio di fabbrica del gruppo; soprattutto la platea generalista che magari fa zapping e si ferma durante uno degli assurdi spot del tg (le bacchette fumanti, la raggrumina, il tappelo, e più di tutti il Calmario, il farmaco che calma le persone chiamate Mario) o durante un servizio di Ippolito Germer, Oscar Carogna, Jo Cagnaccia. In quel caso il risultato sarà eccellente: Mario è divertente, irriverente, non omologato. Una scheggia impazzita e una “stralunata” boccata d’ossigeno. A Marcello Macchia non si può augurare di meglio: mantenere vive le proprie caratteristiche autarchiche, pur dovendo scendere a patti con il demone televisivo che si vuole deridere.
Mario [Italia 2013] IDEATORE Marcello Macchia.
CAST Marcello Macchia, Luigi Luciano, Franco Mari, Lavinia Longhi.
Commedia/Satira, durata 22 minuti (episodio), stagioni 1.
