Torino 31 maggio – 5 giugno 2011
Povere – Il grande processo dell’amianto
Presentato in anteprima nazionale al 14° Festival CinemAmbiente di Torino Polvere – Il grande processo dell’amianto, documentario di denuncia civile scritto e diretto da Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller, che ricostruisce i primi mesi delle udienze del maxiprocesso penale contro i grandi padroni dell’industria internazionale dell’amianto, iniziato il 6 aprile del 2009 a Torino.
Disastro doloso e omissione dolosa di controlli antinfortunistici sono i reati contestati ai due imputati, il barone belga Louis De Cartier De Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, rispettivamente il n. 142 e il n. 243 nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, nonché due dei principali azionisti della multinazionale Eternit, il gigante svizzero-belga che per 70 anni ha dominato il mercato mondiale del fibrocemento. Tra i testimoni a carico 800 uomini e donne di Casale Monferrato, parenti delle vittime del mesotelioma pleurico, il tumore della pleura indotto dall’amianto, e di altre patologie legate alla micidiale fibra killer. Una comunità intera quella di Casale Monferrato, città in Provincia di Alessandria, Piemonte, che da anni lotta per ottenere giustizia per i suoi quasi 3000 morti tra ex operai e semplici cittadini. Seguiamo così la vita quotidiana e la partecipazione al processo di un piccolo gruppo di attivisti, per lo più anziani, scopriamo le loro storie e i loro volti segnati da trent’anni di lutti, dolore e paure ma fortemente determinati ad ottenere finalmente giustizia. Impossibile non commuoversi di fronte alle testimonianze toccanti e drammatiche di Nicola Pondrano, Bruno Pesce e Romana Blasotti Pavesi. Purtroppo i primi mesi del processo corrispondono anche agli ultimi mesi di vita di Luisa Minazzi, combattiva cinquantenne, dirigente scolastico ed ex assessore all’ambiente del comune di Casale, da sempre in prima fila nelle battaglie per la salute pubblica, contro l’amianto e per la bonifica della città. Anche lei, come molte altre vittime della fibra killer, non ha mai lavorato all’Eternit eppure da quattro anni lottava e conviveva quotidianamente con un mesotelioma. Con estremo pudore e tatto i registi documentano il suo calvario, il suo iniziale ottimismo e speranza nella ricerca scientifica che si tramuta progressivamente in composta rassegnazione di fronte al lento e inesorabile decorso della malattia. L’unica breve sequenza che mostra direttamente il dolore fisico provato da Luisa e fa capire l’imminenza della sua morte è un’immagine destinata a rimanere impressa a lungo negli occhi e nella memoria degli spettatori. Polvere è giustamente dedicato a lei e a tutte quelle persone “semplici”, eroi comuni, che meritano dignità, rispetto e giustizia.
Polvere ci ricorda inoltre che l’amianto è un problema globale che riguarda da vicino tutti, nessuno escluso. Si stima infatti che nel mondo 100.000 persone muoiono ogni anno di mesotelioma o di asbestosi, una Hiroshima annuale, lenta e silenziosa perché la latenza del tumore può durare dai 15 ai 45 anni, con un decorso di 1 o 2 anni. Ma, nonostante questo, l’amianto è tutt’ora un business a cui pochi sono disposti a rinunciare. Da anni in Europa il suo utilizzo è vietato, eppure il 70% della popolazione mondiale è ancora esposto a questa fibra mortale. La produzione di amianto nel mondo ha infatti ripreso a crescere grazie all’enorme consumo delle economie in rapido sviluppo come India, Cina e Russia. La lobby dei paesi esportatori, con in testa Canada e Brasile, è potentissima e agisce nelle sedi internazionali per influenzare le politiche dei singoli paesi. Il nostro sguardo si sposta così dall’Italia al Brasile e all’India, vediamo industriali e attivisti, trasportatori e operai, intervistati dai registi, prendere parte davanti ai nostri occhi all’eterno gioco delle parti, rimpallandosi certezze, silenzi, bugie e mezze verità, puntualmente smentiti da dati scientifici, testimonianze dirette e immagini scioccanti.