Tutti suo padre
“Starbuck” è il nome in codice di David Wozniak. David ha 46 anni, una famiglia cattolica e una fidanzata incinta. Ha anche $80000 di debiti che vorrebbe pagare coltivando erba. Ma, soprattutto, ha 533 figli sparsi per il globo in qualità di donatore di sperma, 142 dei quali decisi a scoprire la sua identità.
Premiata al Vancouver International Film Festival nel 2011, Starbuck è una commedia franco-canadese accolta da un immediato successo di pubblico. Non c’è da stupirsi. Il film diretto da Ken Scott, che è anche co-autore alla sceneggiatura, sorprende meno per la trama bizzarra che per l’intelligenza del suo sviluppo. La situazione paradossale di David, intrappolato tra un passato irresponsabile e un futuro che non gli dà credito, si rivela il perfetto ritratto dell’uomo contemporaneo, privato dei punti di riferimento che sanciscono per tradizione il passaggio all’età adulta. Nonostante gli anni che scorrono e i propositi di maturazione, David sconta una precarietà economica e una mancanza di concretezza che lo rendono inaffidabile agli occhi dei conoscenti. Il rapporto duplice con la paternità – ora imposta dai figli sconosciuti, ora negata dalla compagna – costringe David a una condizione di stallo che sembra escludere ogni progressione. Scott ne riflette l’immobilità in ambienti carichi di dettagli, con personaggi soffocati da una quotidianità ipertrofica. La paratassi di sequenze simili nell’approccio tra David e i figli, varianti reiterate della stessa situazione, non è solo un espediente di montaggio: ribadisce piuttosto la difficoltà di procedere e l’ostinazione del protagonista nel momento in cui sceglie di evolvere. Un percorso che il film affronta con sana ironia e una comicità a tratti dissacrante, aggirando sapientemente ogni rischio di picco glicemico e facendosi perdonare il finale conciliatorio. Il risultato diverte eccome, anche grazie ai dialoghi brillanti e alla mimica sottrattiva di Patrick Huard. Se le donne sono le grandi assenti del film – 533 figli e neanche l’ombra di una madre – è perché Starbuck, per una volta, è un piccolo inno alla paternità. Hollywood ne ha tratto un remake con Vince Vaughn, prodotto da Spielberg e da DreamWorks Pictures. Ma noi vi consigliamo di recuperare l’ottimo originale.
Starbuck – 533 figli e… non saperlo! [Starbuck, Canada 2011] REGIA Ken Scott.
CAST Patrick Huard, Antoine Bertrand, Julie Breton, Sarah-Jeanne Labrosse.
SCENEGGIATURA Martin Petit, Ken Scott. FOTOGRAFIA Pierre Gill. MUSICHE Jasmyrh Lemoine.
Commedia, durata 109 minuti.