SPECIALE STEVEN SODERBERGH
Donna, il sesso forte
Quando, con il viso stravolto e i capelli sfatti, vedi le vene del collo di Erin gonfiarsi, la senti urlare, sputare pathos e rabbia fin quasi a bruciarsi la gola, quello è il momento in cui sai che Julia Roberts ce l’ha fatta: un’interpretazione da Oscar per un personaggio sentito sulla pelle, vissuto nel cuore e dentro gli occhi.
Erin Brockovich è un’avvenente madre divorziata con tre figli piccoli a carico. Disoccupata alla disperata ricerca di un lavoro, si presenta ai colloqui a testa alta: massicce dosi di buona volontà distribuite tra tacchi alti, minigonne di pelle e top aderenti. L’intento, però, non è quello di sedurre perché per quanto Erin possa risultare impulsiva e sboccata (nel linguaggio come nell’abbigliamento), sa tracciare un limite tra un apparente arrivismo e il farsi prendere sul serio, rappresentato dal profondo senso di giustizia che ne motiva le azioni. E sarà proprio per esigenza di lealtà (in primis, verso se stessa) che spingerà il suo ex-difensore in una causa persa ad assumerla, accantonando ritrosie e imbarazzi, fino a ripagarne la promessa di fiducia con il rispetto reciproco e una vittoria legale milionaria. Tratto da una storia vera, Erin Brockovich esonda dai confini del genere legal thriller per farsi vicenda di drammatica umanità, nella quale i conteziosi d’aula sono ridotti al minimo e tutto ruota intorno alle persone e alle loro piccole, grandi tragedie. Un micro-universo di ordinari soprusi e ingiustizie che Soderbergh tratteggia con sguardo pulito e sicuro, cercando la verità nei racconti intimi di famiglie massacrate dalle malattie, il cui unico legame con le aberrazioni burocratiche di un sistema giudiziario incomprensibile è la determinazione trascinante di una donna, il suo furore civico impermeabile a defezioni di responsabilità. Julia Roberts è Erin in ogni movenza, parola, atteggiamento, sospiro: centro focale di ogni scena, imprime al suo personaggio una carica di “animalesca” sensualità ed empatia, fagocita comprimari (ma Albert Finney è una spalla perfetta) e non, satura l’inquadratura di un magnetismo spudorato e inarrestabile. Regalo generoso dell’amico Steven che mette letteralmente il film nelle mani dell’(ex) “pretty woman”, portando lei sul punto più alto della sua carriera di attrice e riservando a noi, il suo pubblico, il ritratto pulsante – vivido e “vero” – di una madre-coraggio dei nostri tempi. Versione glamour ma onesta del Sogno Americano, Erin Brockovich è cinema di forte essenzialità, di grandissima prova attoriale, di equilibrio narrativo tra dolore e leggerezza. Catartico, liberatorio.
Erin Brockovich – Forte come la verità [Erin Brockovich, USA 2000] REGIA Steven Soderbergh.
CAST Julia Roberts, Albert Finney, Aaron Eckhart, Marg Helgenberger, Tracey Walter.
SCENEGGIATURA Susannah Grant. FOTOGRAFIA Edward Lachman. MUSICHE Thomas Newman.
Biografico/drammatico, durata 131 minuti.