Torino GLBT Film Festival, 19-25 aprile 2013, Torino
“Dicono che il nostro sia un paese surrealista”
“Cosa ci sarebbe di surrealista?”
“Mi dici dove lo trovi un asino in autostrada?”
[Maria e Alejandra]
Raul Fuentes (classe 1977) presenta in anteprima al GLBT Film Festival di Torino il suo Todo el mundo tiene a alguien menos yo.
Giunto al primo lungometraggio (dopo un paio di corti riusciti), il giovane regista messicano sceglie di raccontare la storia di un amore impossibile tra due donne, legato alle due visioni del mondo estremamente differenti che caratterizzano Maria e Alejandra, entrambe appartenenti all’upper class messicana. Alejandra (Andrea Portal) è un’editor sulla quarantina, annoiata e snob, che fatica a relazionarsi con le persone. Ha una visione del mondo appiattita su pochi stereotipi, nonostante le imponenti passioni letterarie e artistiche. Si innamora di Maria (Naian Daeva), studentessa di un liceo privato, estroversa e giocherellona, desiderosa di lasciarsi alle spalle i suoi stupidi coetanei per dedicarsi ad Alejandra, così interessante e completa. Alla lunga però Alejandra diviene ossessiva nei suoi confronti, tenta di controllarne gli interessi, le frequentazioni, e così Maria, nauseata da questi comportamenti, ritrova lentamente interesse per la frivolezza dei suoi coetanei e sceglie di troncare definitivamente il rapporto. “Living a boring but safe life or a trilling but deadly existence”: è questo il dubbio amletico in cui Fuentes trascina il suo pubblico e del quale non vuole (ma forse nemmeno conosce) soluzione. Maria e Alejandra discutono liberamente di Burroughs e minimalismo, di colazioni e compiti a casa. L’esistenza di Alejandra è scandita da citazioni tombali, di cui il buon Fuentes ci riporta le scritte in video, da “dee ex machina” che la cavano dall’impiccio dominandola sessualmente. Affoga nel whisky (e in una colonna sonora che fa il verso ai grandi classici) il dolore per l’allontanamento di Maria. Qua e là Fuentes semina una manciata di azioni stereotipate: il telefono di Maria suona sempre quando Alejandra è nel pieno dei suoi apprezzamenti artistici, il cinismo materno di Alejandra è sempre troppo letterario per essere credibile. Se la scelta di mettere in scena una relazione omosessuale sembra semplicemente un modo per sfuggire alla dinamica della donna vittima dell’uomo (come grida la cronaca della Santa Teresa di Bolaño), la fotografia sceglie in maniera consapevole di affidarsi al bianco e nero, utilizza spesso una camera fissa, inquadrature bilanciate da pieni e vuoti, linee perpendicolari. Fuentes indugia sulle scarpe per descrivere la diversità delle sue protagoniste; insiste sui primi piani frontali di Alejandra e Maria che, dividendosi l’inquadratura, si specchiano nel pubblico. Che le scelte stilistiche ricordino un certo cinema francese d’avanguardia non ci sono dubbi, peccato che Fuentes non ci dica niente di più di queste due donne e che la loro relazione annoi quasi subito. Certo, la recitazione gode di una rara naturalezza, anche quando il contesto è tutt’altro che realista. Come ha dichiarato in un’intervista al Tous Ecrans Festival di Ginevra, Fuentes ha lasciato che le sue attrici fossero libere di scegliersi le scarpe affinché si sentissero più libere in scena; peccato che tutta questa libertà non si rifletta nella storia e che Todo el mundo tiene a alguien menos yo non sia riuscito ad emozionarci fino in fondo.
Everybody’s got somebody… but me [Todo el mundo tiene a alguien menos yo, Messico 2012] REGIA Raul Fuentes.
CAST Andrea Portal, Naian Daeva.
SCENEGGIATURA Raúl Fuentes. FOTOGRAFIA Jerónimo Rodríguez García. MUSICHE Evelia Cruz.
Drammatico, durata 100 minuti, b/n.