A PROPOSITO DI GABRIELE SALVATORES…
Tutto il mondo è paese
Vedere l’Italia come un Paese di migranti non è una novità oggi e tutto sommato non lo era nemmeno quando nel 1991 Salvatores ribadì il concetto con Mediterraneo. Questa volta però, oltre a sottolineare il lato nostalgico della partenza, che già fungeva da leit motiv in Rocco e i suoi fratelli (enfatizzato stavolta dal personaggio di Bisio), si pone l’accento anche sull’incomunicabilità.
Italiani di varia provenienza ed estrazione sociale sono accomunati da una sostanziale barriera comunicativa interposta tra essi e le autorità loro referenti e tra essi e un altro popolo. Ad unire le due comunità, in compenso, saranno i linguaggi dell’arte e dell’amore. Merita una riflessione particolare il soldato Corrado Noventa (Claudio Bisio), incarnazione moderna del mitologico Ulisse che, imbarcatosi sulla malconcia barchetta “Odissea”, cercherà la strada di casa. Una volta lasciata l’isola, di lui non si saprà più niente. Un personaggio forse un po’ caricato e un po’ macchiettistico, come del resto i suoi compagni naufraghi, ma che si oppone alle figure degli indigeni, che riescono a penetrare nel paesaggio: emergono e subito sono riassorbiti dall’isola, come succedeva con certe figure di Antonioni. A Bisio si aggiungono altri personaggi archetipici, dal virile e ottuso Abatantuono all’intellettuale Bigagli. Nella piattezza delle giornate, in attesa che succeda qualcosa che li possa tenere occupati, anche solo come spettatori, i militari si rifugiano in linguaggi universali. Lontani dalla propria patria, dimenticati da essa, gli italiani si uniscono ai greci con il ballo, il canto e le arti figurative, senza potersi sottrarre al fascino dei tramonti sul mare. Al grido di “Italia e Grecia: una faccia, una razza” si instaura un legame inscindibile che porterà gli stessi soldati a tornare sull’isola. Dal motto iniziale si passa alla fine a asserire in modo decisamente più popolano “Una razza, una panza”: così l’isola greca si trasforma da base militare a heimat elettiva. L’affinità delle vicende passate e del bagaglio storico-culturale si confermano essere il migliore collante tra i popoli, nonché il fattore principale in base a cui chi è in fuga decide di stabilirsi in un dato luogo. Soprattutto in una situazione come quella odierna, questo è un film che risulta attuale in maniera allarmante.
Mediterraneo [Italia 1991] REGIA Gabriele Salvatores.
CAST Diego Abatantuono, Claudio Bigagli, Claudio Bisio, Giuseppe Cederna, Vana Barba.
SCENEGGIATURA Enzo Monteleone. FOTOGRAFIA Italo Petriccione. MUSICHE Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani.
Commedia/Drammatico, durata 96 minuti.