La settimana scorsa si è tenuto a Bologna, tra gli eleganti affreschi della sede del Dams, il convegno di studi “Critica della critica”, organizzato da Giacomo Manzoli e Paolo Noto, cui hanno partecipato una ventina di relatori, perlopiù critici, studiosi e docenti di discipline cinematografiche, affiancati anche da esponenti di altri campi – dalla storia della letteratura, alla sociologia e all’antropologia – e scrittori.
Gli obiettivi alla base di “Critica della critica” sono stati fare il punto della situazione della critica cinematografica alla luce dei mutamenti tecnologici e sociali degli ultimi anni, evidenziare eventuali pecche storiche dure a morire e ipotizzare nuovi sbocchi futuri e nuove modalità. Una sorta, quindi, di piccoli stati generali della critica. Se a livello quantitativo la manifestazione ha sofferto del problema endemico dell’autoreferenzialità e della limitata circolazione accademica – problema che si pone anche quando la validità dei contenuti meriterebbe un pubblico più ampio di addetti a lavori, da sottolineare in quanto l’autoreferenzialità accademica è stata da più di un relatore sottolineata come uno degli ostacoli con cui la nuova critica deve combattere – a livello qualitativo ha offerto una grande varietà di spunti di riflessione e di autoriflessione su cui basarsi per avere una più forte consapevolezza dei propri mezzi, dei propri fini e della propria utilità.
Il grande protagonista della quasi totalità degli interventi è stato, com’è facile immaginare, il mare magnum di internet, con cui il mondo della critica cinematografica, è noto, ha un irrisolto rapporto conflittuale di odio/amore. Tra le altre cose, il convegno ha cercato di mettere ordine a questo annoso dibattito, sottolineando che i rischi di un’eccessiva democraticizzazione dell’etere paventati da alcuni non sono poi così tanto dei rischi, ma che, potenzialmente, sono invece uno strumento per combattere antichi vizi quali il paternalismo e la concezione sacerdotale del mestiere, e per trovare nuove modalità percorribili e un nuovo rapporto con i lettori, non più all’insegna della verticalità del giudizio personale imposto dall’alto, ma dall’orizzontalità della condivisioni di riflessioni, pareri e analisi. Internet offre una varietà di stili critici in buona parte ancora da esplorare, che vanno oltre il tipico blog, arrivando per esempio alla pagina Facebook o alla riflessione di carattere ludico ma non irrilevante, veicolata dal video parodico o dal
title=”trailer ricostruito”>trailer ricostruito. Modalità ed elementi ancora da analizzare, interiorizzare e capire, ma potenzialmente terreni in cui il critico cinematografico del futuro può esprimere al meglio il suo gioco. Lo stesso si può dire delle connessioni “crosmediali” che uniscono il cinema ad altri media e new media, più forti che in passato e non ancora adeguatamente colte nella loro complessità e nei variegati rapporti spesso nascosti tra le righe.
“Critica della critica” ha evidenziato problemi e alzato critiche, non rinunciando a proporre soluzioni e indicare strade da seguire, ancora timidamente percorse pur essendo a portata di mano, nella consapevolezza che la riflessione e lo studio del cinema e affini non hanno esaurito la loro importanza culturale e sociale.