SPECIALE MUSICAL, II PARTE
Canta che ti passa
La finalità primaria del musical americano è da sempre quella di materializzare i sogni di cui il pubblico ha bisogno, per dimenticare le ristrettezze del quotidiano. Obliare per un paio d’ore il presente dunque, liberare la mente e sciacquare i propri pensieri in ambientazioni lussuose/esotiche e in strepitose coreografie danzanti. Il discorso, che calzava a pennello negli anni ’30 della Grande Depressione, sembra trovare un senso anche per la nostra contemporaneità.
Il periodo di uscita in sala di Mamma Mia! coincise nel 2008 con i duelli Obama – McCain per la presidenza degli Usa. Quale miglior scacciapensieri di una serata al cinema, per una popolazione chiamata ad una decisione così importante? E quale miglior scelta di una frizzante commedia musicale girata nelle splendide isole greche di Skiathos e Skopelos, invece di un polveroso film sull’Iraq (The Hurt Locker di Miss Bigelow) o di un ansiogeno horror post-11 settembre (The Mist, da Stephen King)? La funzione socio-politica del musical non paia una forzatura, a maggior ragione dopo le affermazioni di Meryl Streep, che all’epoca dichiarò: “Quando mi hanno proposto Mamma Mia! stavo guardando la Bbc, ascoltando le brutte news cui siamo abituati da tempo. Sono balzata in piedi e mi sono detta: farò questo film e sarà divertente. Così è stato. Ora guardo al futuro più serenamente”. Ed eccolo allora, Mamma Mia!: un concentrato energico e pimpante di accattivanti canzoni melodiche (tutte degli Abba), incollate ad una trama leggera leggera che spesso si perde tra le righe durante la visione. La giovane Sophie (fresca, fotogenica e sorridente era ed é Amanda Seyfried) prima di sposarsi vuol conoscere il vero padre, e dalla lettura del diario della madre (la Streep) scopre che le alternative sono tre: il banchiere Colin Firth, il raffinato Brosnan e l’avventuriero Skarsgard. Li invita tutti alla cerimonia, confidando in un riconoscimento del genitore appena lo avrà davanti. Cosa che ovviamente non accade. Meryl Streep balla, salta e canta come una giovinetta in fiore (lasciando in chi guarda sensazioni di inquietudine e tenerezza per le sue innaturali evoluzioni), i brani musicali fioccano, il finale è placido e deliziosamente happy; tutto nell’opera dell’allora esordiente Phyllida Lloyd è euforico, necessariamente sopra le righe e palesemente finto, come gli sfondi taroccati che fanno da contraltare al reale mare greco. Questa pare una critica ma non lo è, perché a fine film i motivetti restano amabilmente in testa, il traguardo dell’allegria immotivata è raggiunto, la misteriosa simpatia della pellicola ci ha del tutto conquistati. E ci sentiamo pervasi da una ventata di serenità e ingiustificato ottimismo. Nonostante la depressione di cui sopra.
Mamma Mia! [Id., USA/Gran Bretagna 2008] REGIA Phyllida Lloyd.
CAST Meryl Streep, Amanda Seyfried, Pierce Brosnan, Colin Firth.
SCENEGGIATURA Catherine Johnson. FOTOGRAFIA Haris Zambarloukos. MUSICHE Stig Anderson, Benny Andersson, Björn Ulvaeus.
Commedia/Musicale, durata 108 minuti.