INEDITO – INDIA 2012
Il fascino degli aquiloni
In una scuola, Gattu vuole far volare il suo aquilone sul tetto dell’edificio. Saranno inevitabili gli incontri/scontri con gli altri bambini e con gli insegnanti.
Negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento della centralità delle figure infantili nel cinema indiano: dal piccolo di Chaplin di Anindo Banerjee alla gang di Chillar Party di Nitesh Tiwari e Vikas Bahl. Se quest’ultimo, però, è un film molto divertente e ricco di gag seppure di esile spessore intellettuale e di fondo retorico e prevedibile, Gattu si discosta dal patetismo tipico del genere. Sebbene soggetto e trama richiamino molto la retorica delle avventure di bambini, il trattamento loro riservato fa sì che la noia non sopraggiunga, lasciando spazio alla pura tenerezza e ad un certo grado di riflessione o ripensamento: ci si accosta quindi al film di ragazzi solo per argomento, lasciando allo spettatore sensazioni dolci e piacevoli. Purtroppo però, nella durata della pellicola, si perdono anche un sacco di occasioni per rendere le immagini vive e brillanti, non solo a livello cromatico. Questo è un film che potrebbe volare alto come i suoi aquiloni, ma invece resta con i piedi per terra: pur essendo un’opera ben fatta e molto scorrevole, non riesce ad essere altrettanto incisiva. Oltretutto, il fatto che il fulcro delle vicende siano gli aquiloni ricollega il film, da un lato alla tradizione indiana dei giochi infantili e dei riti festivi, dall’altro si avvicina pericolosamente a un filone filo-orientale che tanto affascina il pubblico nostrale. Si richiama insomma una retorica cinematografica e letteraria che, prevedibilmente, incanta un folto gruppo di persone che esperiscono queste culture grazie a queste opere, da cui deducono un atteggiamento esteriore molto studiato. Se sia una coincidenza ricercata o meno, questo non è dato sapere, ma resta il fatto che Gattu raccoglie (anche) questo tipo di assenso. Il film, in quest’ottica, appare più ruffiano verso un target di pubblico preciso, che un’opera realistica. Altro elemento di fascino e degno di nota, in realtà tipico della cinematografia indiana, è un cromatismo che in questo caso non risulta essere invadente, ma marca, con i dettagli, il distacco tra terra e cielo, tra muri e aquiloni. Gattu è un film sui bambini realizzato con un occhio adulto, caratteristica rara da trovare in questo genere. Esso non arriva all’apice della categoria, pur distaccandosi nettamente dalla mediocrità del patetismo e della ruffianeria comuni.
Gattu [Id., India 2011] REGIA Rajan Khosa.
CAST Mohammad Samad, Sarvasva, Naresh Kumar, Bhura.
SCENEGGIATURA Ankur Tewari, Rajan Khosa. FOTOGRAFIA Satya Rai Nagpaul. MUSICHE Sandesh Shandilya.
Drammatico, durata 82 minuti.