Lo spessore tangibile del simbolo
Uno dei dettagli che rendono grandiosa l’interpretazione di Daniel Day-Lewis è lo sguardo vivissimo che accende il volto invecchiato, e tutta la persona, ricurva come sotto il peso di responsabilità che lui, Lincoln, percepisce con la lungimiranza tanto tragicamente troncata e al tempo stesso amplificata dalla morte precoce.
E obiettivo del film sembra proprio incorniciare la capacità di Lincoln di vedere gli eventi in prospettiva, in un quadro più ampio che manca a molti dei suoi sodali e oppositori. Una lungimiranza assolutamente concreta, perché il Lincoln di Spielberg è soprattutto un ottimo avvocato e grande affabulatore, che racconta storie per capitalizzare attenzione e motivazione nei suoi interlocutori. Perciò, nonostante due scene di forte impatto emotivo, quella iniziale e la passeggiata di Lincoln a cavallo tra i cadaveri della guerra, il film si tiene lontano dai campi di battaglia ed è ritmato soprattutto dai suoi discorsi pubblici, rievocati a memoria da giovanissimi soldati o parafrasati in mille rivoli di persuasione; e la guerra si risolve al tavolo della politica, tra compravendita di favori e compromessi ratificati da mille parole. Anche il genuino e graffiante deputato Stevens di Tommy Lee Jones non si pentirà di aver ceduto al compromesso, e anzi ci fornirà la rappresentazione più liberatoria e appassionata delle conseguenze dell’approvazione del XIII emendamento che abolisce la schiavitù e rende perseguibile il suo esercizio. La bella immagine domestica di Stevens diventa antitetica a quella della complicata vita privata di Lincoln. Le stanze della Casa Bianca sono intime e scure, raccolte, a racchiudere una vita familiare intensa e dolorosa. Soltanto al momento della vittoria sul Congresso l’esterno dilaga nell’interno, portando luce e i rumori della vittoria: Lincoln si affaccia, di spalle, coperto da una tenda che lo appanna nella luce, una percezione complementare alla felicità frontale e autentica di Stevens. Se non interviene nel discorso politico è spesso di spalle, come quando si allontana da casa per l’ultima volta; e non a caso la scena finale è affidata finalmente al Lincoln oratore, verso lo spettatore e circondato da una folla immobile. Con un gioco di rappresentazioni, poco prima Spielberg non ha mostrato l’omicidio, ma ha mostrato il corpo, per rimarcare il passaggio dall’uomo alla Storia.
Lincoln [id., USA/India 2012], REGIA Steven Spielberg.
CAST Daniel Day-Lewis, Sally Field, Joseh Gordon-Levitt, Tommy Lee Jones.
SCENEGGIATURA Tony Kushner. FOTOGRAFIA Janusz Kaminski. MUSICHE John Williams.
Biografico/Storico/Drammatico, durata 150 minuti.