Quando gli occhi fanno la differenza
Lincoln è, o almeno dovrebbe essere, l’affermazione del sogno americano in fieri, di quell’aspirazione di lotta civile ed uguaglianza che per tutto il film fa da sfondo alle argomentazioni civili e le involuzioni statistiche. Una sagoma di spalle in penombra si distingue dai giovani (bianchi e neri) costretti a combattere, per indicare loro la strada verso il sogno: è il presidente Lincoln, o meglio, è Daniel Day-Lewis.
A rappresentare la personalità “più americana” della Storia è stato chiamato un irlandese Doc (seppure naturalizzato), anche se, a dir la verità, Day-Lewis è stato contattato in seconda battuta. Ma il discorso non cambia: la prima scelta era ricaduta infatti su Liam Neeson, che poi ha rinunciato all’offerta per mere questioni di età. È interessante dunque notare come, per incarnare lo spirito americano, ci si sia rivolti in primis a Neeson, nordirlandese già interprete di Michael Collins (Neil Jordan, 1996) e poi a Day-Lewis, altro irlandese legato a doppio filo alla cinematografia del suo paese adottivo. Come nel film di Jordan, l’apice della speculazione politica prende piede in tribunale, luogo in cui peraltro diventa evidente come siano altri i portavoce dello spirito americano, primo fra tutti Tommy Lee Jones. Nonostante le incongruenze biografiche, però, Day-Lewis porta a compimento una performance rimarchevole, con cui mettere alla prova la propria versatilità, con personaggi ben lontani da Nel nome del padre (Jim Sheridan, 1993) e di Il mio piede sinistro (Jim Sheridan, 1989). Soprattutto con quest’ultimo film si può evidenziare la diversità dei ruoli interpretati nel corso degli anni. In Lincoln i colori spenti dell’abbigliamento e della notte (e degli ambienti) sono in contrasto con gli occhi risoluti del presidente, che si caratterizzano con sguardi statici e penetranti. In Il mio piede sinistro la sua (magistrale) interpretazione sottoponeva il corpo al processo inverso: nonostante la staticità obbligata del corpo, gli occhi (e il suo left foot) costituivano l’elemento mobile e vivace delle sue articolazioni. Scoppiettanti come un fuoco, è interessante confrontare queste scintille ardenti negli sguardi con la risolutezza della performance in Lincoln (in cui cede alla morbidezza solo in ambito domestico) e con l’immobilità della statua del Lincoln Memorial. Modelli recitativi e interpretativi a confronto in un’unica carriera, che dimostra il ventaglio di possibilità che un attore curioso e controverso come Daniel Day-Lewis può offrire.
Lincoln [Id., USA/India 2012], REGIA Steven Spielberg.
CAST Daniel Day-Lewis, Sally Field, Joseh Gordon-Levitt, Tommy Lee Jones.
SCENEGGIATURA Tony Kushner. FOTOGRAFIA Janusz Kaminski. MUSICHE John Williams.
Biografico/Storico/Drammatico, durata 150 minuti.