Trieste Film Festival, 17-23 gennaio 2013, Trieste
La rivincita dei corti
E’ da poco calato il sipario del Trieste Film Festival, eppure sembra già evidente che oltre alle pellicole premiate dalla giuria ci sia una categoria di opere, quella dei corti, che è riuscita a calamitare l’apprezzamento di pubblico e critica tanto da divenire il vincitore morale.
Un fatto sorprendente dal momento che le opere di durata ridotta, seppur dotate di un’intrinseca capacità comunicativa, solitamente godono di scarsa visibilità. Un’abitudine, o meglio, un disinteresse poco encomiabile al quale però si potrebbe facilmente rimediare stando alla discreta selezione di corti presentata a Trieste. Sono essenzialmente due le opere che si sono maggiormente distinte per originalità e capacità evocativa. Uskrsnja jaja ci trasporta nella Yugoslavia degli anni Settanta per mostrarci la caparbietà di una madre talmente desiderosa di far conoscere le proprie tradizioni ai figli da preparare manicaretti in gran segreto. Perpetrare simili usanze pasquali potrebbe creare grossi problemi al marito che di mestiere fa il militare: il governo infatti le ha bandite. La sequenza dove la madre estrae da ogni dove vassoi pieni di leccornie festaiole con un incalzante sottofondo musicale in stile balcanico doc – scena che agli occhi dei non residenti nell’Alto Adriatico o dei più giovani sembrerà probabilmente solo una parodica escalation filmica – in realtà è il cuore di questa pellicola capace di far riflettere profondamente sulla fortuna di poter godere in tutta libertà delle semplici gioie conviviali tradizionali. Unser Lied si concentra sull’estenuante logorio dei legami familiari: Coni, operaio part-time e cantante raggae di notte, deve gestire l’arduo compito di crescere la piccola Namiya con le scarse finanze di cui dispone. Deciso a ovviare alla mancanza della madre dileguatasi improvvisamente assieme a un facoltoso uomo maturo, tenta di creare una nuova famiglia assieme alla dolcissima partner. Le poche certezze del giovane padre, estremamente sensibile e protettivo nei confronti della bimba, vengono però messe nuovamente in discussione dal ritorno della madre biologica. In questo piccolo gioiello artistico girato nella suggestiva Graz, l’obiettivo di Catalina Molina indugia empaticamente sui dialoghi, sugli intensi primi piani e soprattutto sui silenzi autoesplicativi. Merito anche del fratello della regista, artista a tutto tondo che oltre a interpretare il protagonista firma anche la colonna sonora. Opere di questo calibro, unite alle sempre più frequenti piacevoli eccezioni (come l’acclamato La Luna, che ha stregato tutti con la propria poesia guadagnandosi pure la nomination agli Oscar) e allo sbocciare di festival dedicati, potrebbero riuscire a riportare l’attenzione delle grandi platee su questa forma di fare cinema.
Uova di Pasqua [Uskrsnja jaja, Croazia/Repubblica Ceca/Regno Unito 2011], REGIA Slobodan Karajlovic.
CAST Nikola Crcek, Jelena Kordic Kuret, Ana Ljubicic, Tanja Smoje.
SCENEGGIATURA S. Karajlovic, Jelena Svilar. FOTOGRAFIA Jan Šuster. MUSICA Vjeran Simeoni e Nikola Seljan.
Drammatico, durata 15 minuti.
La nostra canzone [Unser Lied, Austria 2012), REGIA Catalina Molina.
CAST Conrado Molina, Namiya Ettl, Emily Cox, Natalie Assmann.
SCENEGGIATURA C. Molina. FOTOGRAFIA Klemens Hufnagl. MUSICA Conrado Molina e C. Molina.
Drammatico, durata 30 minuti.