Opera multitasking
É un caso se il percorso cinematografico dei fratelli Wachowski, Lana (nato Laurence) e Andy, è collegato all’evoluzione del linguaggio informatico? La risposta, a mio avviso, è: assolutamente no. Non è un caso se Matrix, il loro primo successo, sia uscito nelle sale nel 1999, anno in cui si comincia a parlare di internet e del world wide web come di una nuova piattaforma economica e quindi non più come un semplice portale di connessione privata allargata, quello che McLuhan definì “villaggio globale” con decenni di anticipo su tutti.
Matrix rappresenta il confine fra analogico e digitale nel cinema autoriale, il punto di non ritorno per una narrazione che accetta la possibilità di farsi ipertesto filosofico e culturale per successive connessioni, in un contesto che riduce i protagonisti a numeri di un linguaggio binario. Cloud Atlas, quattordici anni dopo, si inserisce nel medesimo solco di ricerca accogliendo come base narrativa una delle maggiori novità introdotte negli anni duemila non solo sul web: il multitasking. Partendo da una narrazione di per sé ramificata, con sei snodi narrativi rappresentati in altrettante epoche storiche, il film descrive in modo eccellente la nuova temporalità dell’epoca che stiamo vivendo. Una temporalità che ammette più cose al suo interno, più linee di pensiero e di azione, che ci permette di vedere un film, dialogare con altre persone distanti e ascoltare musica restando connessi ad un unico portale, un unico hardware. La cultura convergente di Jenkins, figlia della convergenza informatica negropontiana, è ciò che affascina maggiormente i fratelli Wachowski all’interno di Cloud Atlas, sia a livello narrativo, per cui lo “shift” fra epoche diverse avviene in modo repentino, senza essere annunciato, sia a livello filosofico, per cui possiamo imbatterci in teorie escatologiche, messianiche, in suggestioni buddiste (“da ogni crimine e gentilezza costruiamo il nostro futuro”) o in rivisitazioni del pensiero di Berkley (“essere è essere percepiti”). Tutte queste suggestioni – e tutte le azioni dei personaggi – invece di perdersi seguendo ognuna il proprio percorso, convergono verso un’unica linea drammatica, che parte con un oggetto del desiderio verso cui i protagonisti tendono, si sviluppa attraverso l’incontro dei protagonisti con altri deuteragonisti, aiutanti o traditori, e si conclude con il raggiungimento di un obiettivo. Tutto questo all’interno di una linea temporale, quella a noi più lontana, che contiene tutte le altre cinque, aprendo e chiudendo il sipario sullo spettacolo. Cloud Atlas appare così un ottimo tentativo di interpretare il linguaggio mutevole del nostro secolo.
Cloud Atlas [Id., USA/Germania/Hong Kong 2012], REGIA Andy & Lana Wachoswki, Tom Tykwer.
CAST Tom Hanks, Hugh Grant, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Susan Sarandon.
SCENEGGIATURA Andy & Lana Wachoswki, Tom Tykwer. FOTOGRAFIA John Toll, Frank Griebe. MUSICHE Johnny Klimek, Reinhold Heil, Tom Tykwer.
Drammatico/Fantascienza, durata 172 minuti.