A PROPOSITO DI TOM CRUISE…
Tra i silenzi imperscrutabili della notte
Los Angeles, Anni Zero. La città è una micro-galassia di luci frammentate e corpi dispersi. Due uomini si incontrano. Diversi, eppure speculari. Iniziano un viaggio. Incessante, il movimento li porterà nel cuore buio della violenza, dove la disperazione gronda spasmi di rimpianto e la rabbia vira al gelo dell’indifferenza.
Sapiente indagatore del conflitto, interprete autorevole di un genere (il crime movie) che ha contribuito ad arricchire e rimodellare, con Collateral Michael Mann crea un’opera di penetrante tensione esistenziale. In una metropoli confusa e “disconnessa” la vita del mansueto tassista Max si incrocia a quella del feroce killer su commissione Vincent, producendo un cortocircuito di rivelazioni e prese di coscienza. Fosse “solo” una questione di omicidi, sparatorie e regolamenti di conti, stabilire una linea di confine sarebbe facile. E demarcare un limite di separazione tra “buoni” e “cattivi”, un’azione ancora carica di senso. Invece Mann costringe i suoi personaggi a stazionare su quella linea, a percorrere quel limite, spingendoli a scegliere se assecondarne le pericolose sinuosità o contrastarne le mortali derive. E, intanto, ibrida i contorni, altera i contrasti fino ad amalgamarli in un insieme di riflessi deforma(n)ti, instrada il “gioco delle parti” verso il climax conclusivo e inevitabile dello scontro diretto. Può permetterselo, per la maestria nella resa stilistica di un’atmosfera che sostanzia l’indagine introspettiva; e per i due interpreti “equilibristi” Jamie Foxx e Tom Cruise, bravissimi nel muoversi sul campo minato dei sentimenti umani. Relegati in un taxi-confessionale, costretti ai margini dell’esistenza, Max/Jamie e Vincent/Tom si rivelano come le due facce della stessa medaglia senza smarrire, però, un’autonomia identitaria e di vedute. In particolare, se Max uscirà trasformato dall’incontro con Vincent, quest’ultimo manterrà integro il proprio codice “morale”, chiudendo il cerchio su un confronto il cui fine è alimentarsi di contrasti per sfuggire al demone dell’appiattimento emotivo. Enorme il merito della star Cruise nel rendere tutto ciò su grande schermo, operando la scelta coraggiosa di stravolgere l’immagine stessa del suo eroe trans-filmico, costruito nel tempo sui dettami del divismo moderno. Il suo “cattivo” Vincent è tanto più vero ed empatico per quell’aurea di positività che l’attore, minuziosamente e con eleganza, si scortica di dosso nel corso del film, realizzando una performance di affilata asciuttezza e spiazzante credibilità. Dopotutto, era stato così anche per l’anti-eroe Lestat, del quale Vincent sembra essere la rivisitazione post-moderna. Anime sofferenti e fragili, rifiutate dal mondo, destinate a una ricerca sterile tra i silenzi imperscrutabili della notte.
Collateral [Id., USA 2004] REGIA Michael Mann.
CAST Tom Cruise, Jamie Foxx, Mark Ruffalo, Jada Pinkett Smith, Javier Bardem.
SCENEGGIATURA Stuart Beattie. FOTOGRAFIA Dion Beebe, Paul Cameron. MUSICHE James Newton Howard, Antonio Pinto, Tom Rothrock.
Azione/Drammatico, durata 120 minuti.