La pratica dello zapping negli ultimi anni è finalmente e fortunatamente cambiata anche nel nostro paese: non saltelliamo più fra quei sette-dieci canali vecchi e rassicuranti, ma fra decine di reti, tematiche o generaliste che siano.
È vero, come è stato scritto qualche settimana fa su Mediacritica, che i neo canali tematici free su cui si è sviluppata una sempre più ricca produzione nazionale basata su format importati come ad esempio Real Time (Discovery Italia), faticano a superare il cliché della spettatrice (disperata, casalinga, studentessa, disoccupata…) tipo. Ma è anche vero che il digitale terrestre ce ne presenta anche alcuni con forti elementi di novità rispetto al passato recente. Il canale Dmax (anche questo del gruppo Discovery Italia, canale 52 del DTT free e su SKY canale 140) per esempio, lanciato circa un anno fa, è il primo canale free di factual entertaniment a taglio maschile. Docu-realities, reportage, realitv-tv e pop anthropology costruiscono un ricco palinsesto che attraverso nuove forme ibridate di generi televisivi affrontano temi che vanno dall’avventura al cibo estremo, dallo sport ai motori, dall’ingegneria alla criminalità organizzata. Dall’autunno 2012, visto il suo successo crescente, registrando punte del 3,4 % sul target di riferimento (e non è poco data l’ampiezza dell’offerta), su Dmax hanno debuttato anche i primi programmi made in Italy, destinati a svilupparsi numericamente. D’accordo, Top Gear, LA Ink, Lavori sporchi, si rivolgono a un target ristretto e, a parte l’argomento ultraspecifico che interessa davvero a pochi, non presentano elementi di novità; ma Dmax dimostra di saper osare anche con la proposta di format basati su una buona idea e poco più. Airport Security, per esempio, è un programma che ci porta dietro le quinte degli aeroporti: una telecamera riprende quotidianamente gli agenti di sicurezza delle frontiere, osserva il passaggio attraverso lo scanner di oggetti e persone e di conseguenza anche i tentativi di trasporto di cose più o meno proibite. Non c’è conduttore, non ci sono scenografie, comparse, effetti speciali. Il costo di realizzazione è vicino allo zero; il semplice montaggio di un lavoro quotidiano diventa una narrazione solida, con buona dose di suspance per il telespettatore. Airport Security è una dimostrazione – assai banale se vogliamo – di come, abbattuti definitivamente i vincoli legati a strutture produttive rigide, è semplicemente attraverso la declinazione di un’idea che si può fare tv. È qui che le nuove generazioni di autori, produttori, sceneggiatori, hanno oggi maggiore libertà di espressione.