13° Sottodiciotto Film Festival, 6-15 dicembre 2012, Torino
ll Sottodiciotto Film Festival quest’anno ha voluto omaggiare anche Tonino Guerra, scomparso da pochi mesi, narratore, poeta, disegnatore e sceneggiatore per mostri sacri quali, tra gli altri, Fellini, Antonioni, i fratelli Taviani, Tarkovsky, e lo ha fatto con una breve selezione di cortometraggi animati russi realizzati con la sua collaborazione.
Come già accennato su queste pagine, questi corti sono apparsi nelle varie edizioni dell’International Animated Film Festival Krok, festival d’animazione poco conosciuto in Italia di cui Guerra era grande estimatore, tanto da volerlo portare nel Belpaese. Il nome di Tonino Guerra è per molti legato al mondo di Fellini, e alcune delle opere selezionate si rifanno a questo universo: a partire da Il lungo viaggio di Andrej Chržanovskij (1997), direttamente ispirato ai disegni del regista riminese. I suoi schizzi prendono vita, per salire tutti insieme sul Rex e partire alla volta di un’isola deserta. Ci sono i personaggi dei suoi film, così come quelli “solo” immortalati nei disegni, e naturalmente non mancano la figura del regista con gli immancabili cappello e sciarpa e quella di Giulietta Masina, a volte Gelsomina, altre Cabiria e altre ancora Giulietta degli Spiriti: i due alla fine rimangono sulla nave diretti verso l’orizzonte. Accompagnato dalle note più celebri di Nino Rota, il film si può intendere, oltre che come piccola storia d’amore, come omaggio, pochi anni dopo la morte, a Fellini e al suo cinema; omaggio reso anche dai suoi personaggi, che nel finale salutano e onorano il loro creatore diretto verso il tramonto all’orizzonte. Tonino Guerra è sceneggiatore e voce narrante, nel ruolo dell’avvocato narratore di Amarcord. Non direttamente ispirato a Fellini, ma comunque ricco delle sue atmosfere e di suoi temi ricorrenti, dalle musiche, al circo, fino ad una certa malinconia nostalgica di fondo, è Il Leone con la barba bianca, sempre di Chržanovskij (1995), tratto da un racconto di Tonino Guerra, il quale è anche voce del domatore co-protagonista. In scena, l’elegiaca e struggente storia di 25 anni di amicizia e collaborazione tra il leone Amedeo e il suo domatore, dal grande e complesso fascino pittorico, ispirato a certe opere di Marc Chagall (ma anche al surrealismo e, ancora, al tratto felliniano) e dal grande impatto emotivo. Rusalka di Michail Aldašin (1996) è invece ispirato ad un personaggio della mitologia russa e slava: la “Rusalka” è una sorta di sirena dei laghi e dei fiumi, spesso vittima di tradimenti e abbandoni maschili che le hanno spinte al suicidio per annegamento. É il caso del corto in questione, fiaba che diventa veicolo di pentimento e di catarsi. Anche in questo caso troviamo un eccellente e significante impianto pittorico, perfetto per reggere la malinconica storia d’amore, i continui salti passato-presente e per sostenere il consistente impatto emozionale. Risale invece agli anni Settanta la curiosa storia d’amore tra un airone e una gru, ambientata in un elegante e decadente giardino lungo l’evolversi delle stagioni, raccontata in L’airone e la gru di Jurij Norštein (1974), diventato un piccolo culto per gli appassionati di animazione. Condannati dal loro ineffabile orgoglio a una continua coazione a ripetere, i due volatili protagonisti, spinti continuamente a cercarsi, rifiutarsi e pentirsi, diventano simbolo di una certa illogicità dell’amore, con un tono che mescola l’ironia con la malinconia.