30° Torino Film Festival – 23 novembre 2012/1 dicembre 2012
Quando l’assenza di dialoghi non è più un tabù
Voce fuori campo, assenza di sequenze parlate, musica pianistica di accompagnamento, fotografia in bianco e nero: già nel prologo, storia romantica e malinconica dell’esploratore e del coccodrillo, il talentuoso Gomes, ex critico, richiama i film muti con consapevolezza cinefila, mai fine a se stessa.
E inquadra, poi, in un cinema vuoto, Pilar, uno dei due personaggi principali della prima parte del film, più convenzionale della seconda, intitolata Il paradiso perduto. Aurora, la donna protagonista dell’amore folle e appassionato al centro del segmento successivo, Il paradiso, qui è solo una vecchietta un po’ suonata, con il vizio del gioco. Nel delirio che precede la sua morte, Aurora vorrebbe rivedere tale Ventura. Pilar, che abita nell’appartamento vicino a quello di Aurora, riesce finalmente a contattare l’uomo, ormai vecchio anche lui e finito in una casa di riposo, ma, quando Ventura arriva in ospedale, Aurora è già morta. È allora che la voce di Ventura stesso introduce il lungo flashback della seconda parte, che racconta, utilizzando solamente le immagini e i suoni intradiegetici, canzoni comprese, gli anni lontani della vita avventurosa e libera in Africa dove conobbe Aurora, proprietaria di una fazenda ai piedi del monte Tabù e moglie di un amico di Mario, il cantante accompagnato da Ventura nelle divertenti esibizioni con la sua band. La cronaca di quest’amore impossibile, in tutte le sue sue tappe, si distingue per una precisione e un’attenzione ai dettagli, che, lungi dal trasformarsi in pedanteria, hanno lo scopo di rendere partecipe lo spettatore della sorte poco fortunata della coppia. Non manca nemmeno la leggerezza ironica al film di Gomes (si pensi ai momenti in cui si esibisce la Mario’s Band, in particolare alla scena in cui Mario canta Baby I love you, dove grazie alla magia del cinema, anacronisticamente la voce è quella dei Ramones) e il ritmo non ha cadute, grazie ad una regia e ad un montaggio sapienti, coinvolgenti. Lontano da sterili intellettualismi e pieno di vita, Tabu non può che svettare per vivacità e ingegno in un cinema contemporaneo che, sempre più spesso, forse inevitabilmente, recupera la lezione dei classici, sfruttando liricamente le possibilità espressive di un antico linguaggio prevalentemente visivo, fatto di sguardi, azioni, emozioni.
Tabu [Id., Portogallo 2012], REGIA Miguel Gomes.
CAST Ana Moreira, Carloto Cotta, Teresa Madruga, Laura Soveral.
SCENEGGIATURA Miguel Gomes, Mariana Ricardo. FOTOGRAFIA Rui Poças.
Drammatico, durata 118 minuti.