30° Torino Film Festival – 23 novembre 2012/1 dicembre 2012
SPECIALE TORINO FILM FESTIVAL
Sipario!
Ogni famiglia infelice, è infelice a modo suo, e l’adattamento del monumentale dramma tolstojiano firmato da Joe Wright risplende di unicità. Infelice nel contenuto – dopotutto, Anna Karenina è una tragedia – ma non certo nel risultato.
L’intuizione di base è di quelle che stupiscono, allo stesso tempo, sia per la potenza immaginifica e spettacolare, sia per l’adeguatezza del senso. L’azione si svolge, quasi tutta, in un teatro ottocentesco, dove Joe Wright può sbizzarrirsi incontenibile tra piani sequenza travolgenti e long take straripanti, sgusciando tra fondali mobili, porte, palchi, scale, sipari. Del teatro, Wright usa tutto: dietro le quinte infila la dimensione privata, mentre la vita pubblica scorre tra palcoscenico e platea (d’altronde, nei teatri all’italiana gli aristocratici ci andavano per guardarsi e farsi guardare, mica perché interessati all’arte coreutica). Tutti recitano una parte, ripetono a memoria le battute di ruoli prestabiliti, imprigionati – tra sete barocche, cristalli ed ermellini – dentro un’opprimente rappresentazione inconsapevole ma perpetuata tenacemente con le unghie e con i denti. Così Anna, che non infrange la legge, ma spezza le regole collaudate di una società graniticamente in declino (e lo fa non tanto perché tradisce, ma perché ostenta, mostra il tradimento), sembra agitarsi, infantile e confusa, all’ansiosa ricerca di un’autenticità impossibile. Dopo un inizio stracolmo di meraviglia – complici la colonna sonora in stile Tchaikovski e l’incessante reinvenzione coreografica di passi, movimenti e spazi – subentra, quasi a sorpresa, la claustrofobia. Per quanto malleabile, il teatro di Joe Wright è una galera opprimente, e denuncia gridando la propria natura d’artificio, come la neve sopra i modellini dei treni e dentro le palle di vetro natalizie. Pure la storia d’amore si congela, allontanandosi dal melodramma per farsi esaltazione adolescenziale: “così… è questo l’amore?”, chiede Anna a Vronskji, sotterrata da una passione irrazionale e sessuale che incontra per la prima volta. La risposta sarebbe: dipende dai punti di vista, ottimamente restituiti dal romanzo originario grazie alla girandola di prospettive narranti.
In quest’Anna Karenina 2012, l’unico a respirare è Kostja Levin, personaggio cruciale (alter ego di Tolstoj) spesso dimenticato nei precedenti adattamenti cinematografici, l’unico cui è concesso uscire davvero dall’arena/prigione, l’unico cui è promessa una terrena felicità. Tutto il resto è una recita di umana ipocrisia, un elogio funebre a una magnifica messa in scena decadente, sempre sul punto di trasformarsi in un musical malinconico e infelice.
Anna Karenina [Id., Gran Bretagna 2012] REGIA Joe Wright.
CAST Keira Knightley, Aaron Taylor-Johnson, Jude Law, Matthew Macfayden.
SCENEGGIATURA Tom Stoppard. FOTOGRAFIA Seamus McGarvey. MUSICHE Dario Marianelli.
Drammatico, durata 130 minuti.