Chi ha visto Iron Man 2 e ha resistito fino alla fine dei titoli di coda, ricorderà la scena “nascosta” dove l’agente Coulson dello S.H.I.E.L.D. trova il martello del dio Thor conficcato in un cratere nel deserto. Ebbene, Thor è venuto a riprenderselo, o meglio, a riconquistarlo.
Già, perché nel Thor di Kenneth Branagh questa scena è a metà film: la prima parte è tutta dedicata al dio del tuono e alle vicissitudini che lo porteranno in esilio sulla Terra, ed è anche la parte migliore.
Figlio del re Odino ed erede al trono, Thor, sbruffone e guerrafondaio, attacca i nemici storici degli dei vichinghi, i Giganti del Ghiaccio, contraddicendo gli ordini del padre. Salvato in extremis dallo stesso Odino, viene privato del suo status divino ed esiliato sulla Terra assieme al suo devastante martello, che però non potrà utilizzare finché non si ravvedrà dal suo egoismo e dalla sua smania di menare le mani. E fin qui tutto (abbastanza) bene: la storia scorre decentemente, anche se i vari personaggi son macchiette poco approfondite, le frenetiche battaglie hanno un montaggio iperveloce (cioè non si capisce cosa diavolo succeda), gli effetti digitali sono invadenti e il design dei mostri alquanto banale. Si rimane però affascinati dalle lunghe panoramiche della città di Asgard, che sfruttano appieno il potenziale del 3D, dando allo spettatore quell’impressione di grandezza che ci si aspetta da una città costruita da divinità. Niente che non si sia già visto, meglio e in 2D, ne Il ritorno del re di Peter Jackson, ma almeno il sovrapprezzo degli occhialini è giustificato da queste sequenze.
Peccato che poi il 3D sia raramente usato, e il film prosegua sulla classica linea degli altri film fumettistici: la parte centrale, con Thor sulla Terra, offre sparuti tocchi da commedia, finché l’amore casto e puro per una giovane astrofisica permetterà al dio del tuono di tornare ad Asgard, in tempo per fermare il fratello Loki, in procinto di prendere il potere con un machiavellico colpo di stato. Segue la solita battaglia ipercinetica dove il cattivone viene sconfitto in un tripudio di noiosi effetti digitali e l’ordine ristabilito. Non occorre aggiungere altro, se non che, in definitiva, Thor è un film che si fa vedere, ma che non si alza di un palmo al di sopra delle altre produzioni della Marvel Studios, neanche grazie alla collaudata regia di Branagh.