Florence Queer Festival, 2-9 novembre, Firenze
L’amore difficile di Zanele Muholi
Difficult Love continua il tour italiano, arrivando al Florence Queer Festival, dopo aver incassato un doppio premio al Some Prefer Cake di Bologna, eletto miglior documentario dal pubblico e dalla giuria: “un autoritratto, potente e commovente, di un’artista e di una militante totale.”
Tale è Zanele Muholi, regista e fotografa, attivista a tutto tondo – o meglio “artivista” come ama definirsi – in un contesto, quello sudafricano, lontano e incomprensibile per chi legge il mondo da una prospettiva limitatamente occidentale. A oggi il Sud Africa è spaccato da un paradosso: nonostante la Costituzione più avanzata del mondo (inclusiva di matrimonio, adozione, pensione e sanità senza discriminazioni di sorta) nella sola Città del Capo avviene in media uno “stupro correttivo” al giorno. Dentro questo contesto si muove Zanele Muholi, la cui opera è un vis à vis con la cultura popolare, che vede nell’omosessualità una “roba per bianchi”, vera e propria minaccia alla blackness del Paese e cerca, a dispetto di ogni ostracismo, di raccontare la storia di una comunità brutalmente distorta. Quest’associazione tra etnicità e omosessualità in un primo momento potrebbe far tornare alla mente Priscilla, la regina del deserto, ma Difficult Love non ha nulla a che fare con la parodia e la leggerezza delle musiche anni Settanta di Stephen Elliott. È al contrario una lezione di estetica, che nella fotografia diventa ora un primo piano in bianco e nero, ora la foto di una coppia senza veli, ora una donna la cui pelle contrasta col grano africano, biondo e selvaggio, inserita nel paesaggio della nazione che la rifiuta. Senza scadere nell’autoreferenzialità, Muholi non sposta mai l’obiettivo dal suo centro: non la sua opera, ma il soggetto di quest’ultima: prima soggetto della fotografia, ora soggetto di un’intervista che rende il film un documentario “senza veli”, proprio come le foto. In entrambi i casi il principio estetico è lo stesso: nudità e crudezza. Ma è un’estetica che cammina a braccetto con un principio etico non negoziabile: ribadire che la bellezza non risiede nell’apparire, ma nell’essere per come si è – nonostante la brutale violenza. Ed è una richiesta che, vestita da documentario, chiede – senza vittimizzazioni – ferma condanna e giustizia.
Difficult Love [Id., Sud Africa 2010] REGIA Zanele Muholi, Peter Glodsmid
Documentario, durata 48 minuti