A PROPOSITO DI BERNARDO BERTOLUCCI…
Vecchia piccola borghesia
Accompagnato dai pensieri e dalle riflessioni della voce fuori campo del piccolo industriale Primo Spaggiari, il personaggio centrale del film interpretato da un efficace Ugo Tognazzi, La tragedia di un uomo ridicolo è un’opera anomala nella filmografia di Bernardo Bertolucci.
Infatti, non è classificabile né nel filone “kolossal d’autore” (Novecento, L’ultimo imperatore), né nel gruppo dei film claustrofili ed intimisti che include anche l’ultimo Io e te, passando per Ultimo tango a Parigi e L’assedio. Si tratta, invece, di una pellicola grottesca, non priva di momenti comico-surreali, a volte addirittura poco giustificati dalla trama (si pensi alla figura del maresciallo che indaga sul misterioso rapimento del figlio di Spaggiari). È, però, anche un film pervaso di un’inquietudine sotterranea, talora introspettivo e cupo, un giallo dell’anima assimilabile in parte a quel bell’esempio di disillusione politica ed astrattismo figurativo che è Strategia del ragno. E ha un finale onirico dove a non credere ai propri occhi sono tanto gli spettatori, quanto il tormentato protagonista, proprietario di un caseificio in crisi, disposto a tutto, anche ad una frettolosa elaborazione del lutto, per salvarne le sorti. Nel ritrarre un uomo in lotta col passato, che si è sempre sentito ridicolo e che guardando una vecchia foto non si riconosce più, Bertolucci sembra abbandonare i virtuosismi stilistici che caratterizzano in modo inconfondibile il suo cinema. E con Vittorio Storaro ormai avviato verso una grande carriera americana, la fotografia passa a Carlo Di Palma, mentre, dopo La luna, continua la collaborazione con Ennio Morricone. Ma i risultati sono inferiori alle aspettative: le musiche, un po’ enfatiche, da una sequenza all’altra mutano bruscamente e spesso sono poco adatte alle immagini del paesaggio parmense, agli interni raffigurati con un’estetica spoglia, al confine con la povertà d’inquadrature televisive o propria del teatro filmato, al ritmo inerte del racconto. La voce fuori campo, che alterna verbi al presente e al passato, contribuisce a privare di coesione il film e a rafforzare l’impressione di frammentarietà. Ciononostante, questo imperfetto film di transizione, più umile, più piccolo, meno autoriale, scritto interamente da Bertolucci, è un esperimento sincero per il regista emiliano, un necessario passaggio di purificazione, nel percorso verso le grandi e riuscite produzioni internazionali successive. L’ultima, definitiva, spietata resa dei conti con le sue origini, da parte di B.B., Borghese Bolscevico.
La tragedia di un uomo ridicolo [Id., Italia 1981], REGIA Bernardo Bertolucci.
CAST Ugo Tognazzi, Anouk Aimée, Laura Morante, Victor Cavallo.
SCENEGGIATURA Bernardo Bertolucci. FOTOGRAFIA Carlo Di Palma. MUSICHE Ennio Morricone.
Drammatico, durata 110 minuti
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