Furore e tenerezza
A volte film apparentemente diversissimi e lontani tra loro sembrano dialogare fino a diventare quasi parte di uno stesso discorso, come due persone sconosciute che casualmente iniziano a parlarsi e scoprono di potere diventare amiche e di condividere esperienze e valori: è così per la sorpresa degli ultimi mesi del cinema italiano, L’intervallo dell’esordiente Leonardo di Costanzo, e per Io e te.
Entrambi i film raccontano di due solitudini border-line costrette a convivere e condividere uno spazio limitato più o meno angusto: la villa abbandonata nel film di Di Costanzo e la cantina in cui Lorenzo, quattordicenne disadattato e solo per scelta, sceglie di chiudersi invece di partire per la settimana bianca con i compagni di scuola, fino a che il suo ricercato isolamento viene rotto dall’arrivo della sorellastra Olivia, ex-fotografa con problemi di droga. In entrambi i casi le due personalità dapprima si odiano, poi si studiano, si avvicinano fino a volersi a contribuire al cambiamento reciproco. Se ne L’intervallo il finale segna il ritorno alla realtà delle periferie di Napoli in mano alla camorra, in Io e te sembra proprio che i giorni di convivenza forzata abbiano fatto sì che l’incontro tra i due fratellastri sia stato decisivo affinché ognuno cambiasse la vita dell’altro in meglio. Si accomunano e avvicinano così uno dei pochi maestri degli ultimi trenta anni del nostro cinema e uno dei più promettenti esempi di “giovane” cinema nostrano. Il regista emiliano sceglie quindi una storia quasi minimale e molto intimista per il suo ritorno dopo quasi dieci anni di assenza dovuti alla malattia che per un certo periodo gli ha fatto credere di non poter più girare film. Infatti sono quasi palpabili il furore e la passione, simili a quelli di chi ritrova qualcuno o qualcosa a cui teneva immensamente e che pensava di avere perso, con cui l’autore settantunenne aggredisce il film. In scena non ci sono solo due personaggi, costantemente c’è ne è un terzo che vuole rendere evidente la sua presenza: la cinepresa, che soprattutto nella prima mezz’ora segue il giovane protagonista, corre al suo fianco, lo attende, scappa da lui per poi aspettarlo, gli si avvicina e ogni tanto si allontana per esplorare gli ambienti che lo circondano, per poi adagiarsi con lui e la sorellastra nella cantina. Un cinema mobilissimo, così come è tutto il filmico a sembrare quasi “appariscente” e allo stesso tempo estremamente aderente alle psicologie dei due giovani protagonisti e al loro sviluppo: è da manuale il modo in cui nella prima parte viene presentato e descritto Lorenzo, utilizzando al meglio ogni elemento della scrittura. Cinema potente, sgradevole e sincero quando serve e capace di trasmettere grande tenerezza, per esempio con un ballo sulle note di David Bowie tradotto in italiano da Mogol. Io e te lascia immediatamente spiazzati, ma cresce dentro ora dopo ora.
Io e te [Italia 2012] REGIA Bernardo Bertolucci.
CAST Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono.
SCENEGGIATURA B. Bertolucci, Niccolò Ammaniti, Umberto Contarello, Francesca Marciano. FOTOGRAFIA Fabio Cianchetti. MUSICHE Franco Piersanti.
Drammatico, durata 103 minuti.